PREFERISCI SAPERE O ESSERE?

Preferisci sapere o essere? E cosa è più utile nella vita? UNA DOMANDA NATA ARRAMPICANDO

“Preferisci sapere o essere?” Questa domanda mi è sorta ieri, andando a scalare in una falesia. Dopo avere salito una via si avvicina a me una signora. Lei ripete insistentemente di volere vedere come ho fatto un determinato passaggio che lei non riesce a passare.

Così io mi metto a descriverle i movimenti che ho fatto. Ma lei mi dice con tono rassegnato: “sì, so tutto, ma quando sono lì non riesco, ho paura, la mente mi blocca.”

Io allora le dico scherzosamente: in arrampicata non bisogna pensare!

E lei, volendo chiarire il suo spessore: “sì, io so tutto, potrei scrivere decine di libri sull’arrampicata mistica, meditativa, trascendentale.” 

E io allora, rincarando la dose di radicamento alla realtà e alla pratica: “no arrampicata mistica, io sono per l’arrampicata ignorante, dove il cervello è semplicemente un peso inutile!

A questo punto mi sono posto la domanda a me stesso: ma tu preferisci sapere o essere?

Da questo dialogo paradossale è nata l’impronta di oggi!

ragazza arrampica in strapiombo: in arrampicata preferisci sapere o essere?
photo by X ) on unsplash

IL PARADOSSO: SAPERE SENZA SAPERE FARE

Questa impronta nasce naturalmente da una provocazione, da un esempio estremo di “sapere” senza “sapere fare” e da quella fatidica domanda: preferisci sapere o essere?

Nella mia esperienza ho incontrato e notato molte persone ricche di nozioni, di “sapere” mentalizzato.

Mi costituisco immediatamente: naturalmente io noto queste persone perché tendo all’opposto, cioè sono una persona che tendenzialmente preferisce praticare e fare esperienza e solo successivamente studiare e sapere.

La mia tendenza alla pratica ha fatto sì che conoscessi e notassi molte persone all’estremo opposto. 

la trappola del nozionismo: preferisco sapere piuttosto che essere

Fin dall’università notavo decine di compagni di studi studiare e memorizzare abilmente centinaia di nozioni senza una comprensione profonda, prendendo così voti alti. Questo apprendere, però, non porta ad avere idea di come inserire tanta “sapienza” a livello pratico nella vita e nelle attività. Ho incontrato in vari settori persone con scarsissima propensione al “fare” e al “realizzare” farcire le orecchie altrui con discorsi teorici infiniti. Li ho battezzati “i parolai matti”.

Meno sai fare e più studi: un loop pericoloso 

Ho notato una caratteristica base  in chi sente di essere carente nel saper fare perché più propenso allo studio. Questa è volere compensare con ancora più nozionismo il senso di mancanza di essenza e praticità. 

Questo loop porta gradualmente ad accentuare in modo irrecuperabile il divario fra sapere ed essere. Una persona così continua a rimanere sul binario che le viene più facile: quello dello studio astratto. Ma questa tendenza si rivela pericolosa ed estremamente dannosa per la persona. 

“Allorché il sapere predomina sull’essere, l’uomo sa, ma non ha il potere di fare. E’ un sapere inutile(…)

Nella storia dell’umanità, troviamo numerosi esempi di intere civiltà che perirono perché il loro sapere superava il loro essere”

G.I. Gurdjieff

Nel lavoro su di sé questo approccio corrisponde a chi studia enciclopedie di spiritualità, sa tutto sui maestri, le teorie, la scuole. La stessa persona però, ad esempio, non è minimamente in grado di mettere in pratica ciò che studia. Non pratica la presenza, non è in grado di osservare e tantomeno gestire il proprio emotivo, mentale e fisico. Il suo percorso nella spiritualità sarà così astratto e teorico. Questo andrà ad accentuare i difetti dell’ego e della personalità a causa della frustrazione che ne deriva: la sensazione di essere un sapiente in una macchina biologica senza alcun controllo.

ragazza legge un libro camminando. Chiede a sé stessa: preferisci sapere o essere?
photo by Siora Photography on unsplash

IL SECONDO PARADOSSO: SAPERE FARE SENZA SAPERE

Come ho già accennato io mi inserisco, o meglio mi inserivo, in pieno titolo in questa categoria. Ogni volta che mi sono chiesto: preferisci sapere o essere, la risposta è sempre stata la seconda. Nel secondo paradosso quindi si contano le persone che preferiscono fare, buttarsi, esporsi senza una preparazione adeguata. 

Generalmente queste persone sono piuttosto brave a imparare cose nuove a livello pratico e corporeo. Esse si ritroveranno facilmente prive di direzione, confuse, senza riferimenti. A livello di lavoro su di sé questo corrisponde allo sviluppo di qualità notevoli a livello potenziale nel campo del fare.  

Ma questo potenziale rimarrà bloccato perché privo di un indirizzo, di un sapere che lo possa direzionare. 

“Quando l’essere predomina sul sapere, l’uomo ha il potere di fare, ma non sa che cosa deve fare. Così l’essere che egli ha acquisito non può servirgli a nulla e tutti gli sforzi saranno stati inutili”

G.I.Gurdjieff

LA TRAPPOLA: “PREFERISCO ESSERE CHE SAPERE”

Anche in questo caso la preferenza e l’accentuarsi di uno solo dei due binari “sapere e saper fare” porta a un vicolo cieco. Infatti chi è abile nel fare e fatica a studiare tenderà a investire maggiormente nella sua abilità innata diventando sempre più un “abile ignorante”. Puntando così più sul fare che sul sapere questo tipo di persona tenderà a perdersi nella frenesia del realizzare senza una direzione e facilmente sprecherà le grandi potenzialità che incarna.

mani sporche di una persona che lavora la terra. Sembra chiedersi: tu preferisci sapere o essere?
photo by Jesse Orrico on unsplash

La visione di Gurdjieff: l’equilibrio fra sapere e saper fare

Gurdjieff ci viene decisamente in aiuto per risolvere questo confronto fra il sapere e il sapere fare e la nostra preferenza. 

Egli descrive molto bene questi due tipi di squilibri.

I DEBOLI YOGI

Egli definisce chi sa molto senza sapere fare come dei “deboli yogi”:

“un uomo che sa molto ma che non può fare niente. Un uomo che non comprende ciò che sa (…) incapace di valutare le differenza fra un genere di sapere e l’altro.”

G.I.Gurdjieff

In particolare G. sottolinea l’importanza della “comprensione” che non può derivare da un semplice accrescimento del sapere.

GLI STUPIDI SANTI

Di contro G. definisce degli “stupidi santi” coloro che coltivano più l’essere e il sapere fare piuttosto che il sapere.

“E’ un uomo che può fare molto, ma non sa cosa fare, né con che cosa; e se fa qualcosa agisce schiavo dei suoi sentimenti soggettivi che lo possono far sbagliare, fargli commettere errori gravi, cioè in realtà fare il contrario di ciò che vuole”

G.I.Gurdjieff

Un uomo con poco sapere anche se con grande propensione e abilità all’essere e al fare sarà facilmente uno strumento “perso”, manipolabile, in balia dei suoi stati emotivi o, peggio ancora, della manipolazione esterna. 

donna pratica yoga in spiaggia al tramonto: rappresenta l'equilibrio nella domanda: preferisci sapere o essere?
photo by Jen Loong on unsplash

L’OSSERVAZIONE DI Sé: LA SOLUZIONE ALLA PREFERENZA FRA SAPERE E SAPERE FARE

G. indica come primo passo per trovare un equilibrio fra sapere e saper fare l’osservazione di sé e la presenza.

Prima di tutto infatti è importante notare come, nella nostra vita, in differenti momenti abbiamo compreso e vissuto in modo totalmente diverso una stessa idea, uno stesso pensiero. Questo perchè era diverso il nostro “essere”, nonostante le nozioni fossero le stesse. 

Da qui si arriva a capire cosa significhi “comprendere”

“Un uomo non può dire di comprendere l’idea di meccanicità quando la sa soltanto con la testa. La deve sentire, con tutta la sua massa, con l’intero suo essere. Allora la comprenderà.” 

G.I.Gurdjieff

TU PREFERISCI ISTINTIVAMENTE SAPERE O ESSERE ?

Osservare noi stessi e la nostra storia ci porterà a rispondere molto chiaramente alla domanda: preferisci sapere o essere?

Questa osservazione deve essere neutra, senza giudizio, ognuno di noi avrà una predisposizione naturale a una o all’altra caratteristica. 

Come avrai capito da quanto letto fino a qui “lo sviluppo dell’uomo si effettua secondo due line: sapere ed essere. Ma affinché l’evoluzione avvenga correttamente le due linee devono procedere insieme, parallele l’una all’altra e sostenersi reciprocamente.”

Ti dirò di più: se una delle due linee sovrasta l’altra e continua a crescere proporzionalmente questo alla lunga diventa estremamente dannoso per l’uomo.

LA SOLUZIONE: VAI CONTRO IL TUO ISTINTIVO MODO DI ESSERE

Come in molti altri ambiti della spiritualità la soluzione sta nell’andare contro il proprio modo istintivo di comportarci, fare un’opera contro natura!

LA SOLUZIONE PER GLI “STUPIDI SANTI”

Le persone più pratiche ed essenziali per trovare un equilibrio dovrebbero concentrarsi sullo studio e l’approfondimento di quanto fanno. In generale non dovrebbero accontentarsi di mettere in pratica ma di comprendere anche più mentalmente o intellettualmente cosa sta dietro una pratica. 

Per farti un esempio, io, sapendo di essere istintivamente uno “pratico”, ho volutamente investito tanto nello studio. Mi sono “imposto” di approfondire e studiare il più dettagliatamente possibile i vari argomenti che mi interessano. Ho volutamente “sacrificato” tempo che precedentemente dedicavo alle pratiche per lo studio.

Nella mia esperienza ho notato che basta dare questo input per generare una naturale gioia e propensione allo studio. Questo perché ne ho percepito immediatamente i benefici derivanti da un parziale riequilibrio. Questa percezione di maggiore equilibrio e benessere genera automaticamente uno stimolo aggiuntivo e un loop positivo a perseguire questa direzione.

LA SOLUZIONE PER I DEBOLI YOGI

Di contro, i teorici, se vogliono andare verso a un riequilibrio, dovrebbero dedicarsi maggiormente alla pratica. Per raggiungere lo scopo un nozionista può andare nella direzione dell’esporsi maggiormente, del provare, dello sperimentare. Vivere i sensi, l’apprendimento naturale e istintivo, lasciarsi andare nelle relazioni e nella vita in generale.

Mollare la parte razionale, mentale, il volere controllare e comprendere sempre tutto.

In definitiva entrare nella consapevolezza che è possibile acquisire coscienza e sapienza senza informazione, senza nozione. Questo è un fatto che per essere compreso può essere solo sperimentato, senza un’esperienza diretta non è possibile neanche avvicinarsene.

yogi indiano: si pone l'eterna domanda: preferisci sapere o essere?
photo by Pawan Sharma on unsplash

E tu preferisci sapere o essere? Sei una persona più pratica o più teorica? Qual è la tua esperienza di vita in proposito? 

Se vuoi arricchire questo articolo e condividere la tua visione non esitare a commentare!

Bibliografia consigliata:

copertina del libro: frammenti di un insegnamento sconosciuto. Leggerlo aiuta a capire se preferisci sapere o essere
Frammenti di un insegnamento sconosciuto

La testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G.I. Gurdjieff - Peter D. Ouspensky

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