PARTE DUE:
IL CASO DI UNA DIFFICOLTà COSTANTE NELLA VITA
In alcuni casi le difficoltà della vita che abbiamo definito “catalizzatori” si manifestano nella nostra esistenza come un rumore di fondo sempre presente.
Questo è il caso, per esempio, di chi percepisce una costante negatività non razionalmente motivabile nella propria vita. Per fare alcuni esempi queste difficoltà costanti della vita potrebbero essere:
- Attrazione nei confronti della morte e istinti suicidi
- Stato depressivo cronico
- Emozioni che si sentono non proprie, non motivate
- Rabbia repressa
- Fobie limitanti
- Apatia
- Sensazione di non vivere la propria vita
Tutti questi stati hanno in comune il fatto di essere cronicamente presenti nella vita di una persona e per questo motivo possono essere considerati alla lunga come stati “normali”.
Questo genere di sintomi, percepiti come difficoltà della vita, agisce esattamente come un sintomo fisico cronico: ci consuma. Come i sintomi fisici, anche quelli emotivi hanno dei picchi e dei periodi di latenza. Alla lunga però possono condizionare pesantemente molti ambiti della vita quali relazioni e rapporto con l’abbondanza e la gioia in primis.
Essi agiscono come una spia, un campanello di allarme costantemente acceso che vuole portare la nostra attenzione su qualcosa di nascosto.
L’ESEMPIO DI UNA COSTELLAZIONE FAMILIARE: “MI FACCIO CARICO DEL DOLORE DELLA TUA PERDITA”
Un ragazzo mi dice che da quando è molto piccolo, nonostante la sua vita “felice” percepisce voglia di morire e una tristezza di fondo costante.
In adolescenza ha vissuto periodi di depressione fino a un massimo all’età di 13-14 anni. Ha vissuto grandi difficoltà nella vita nel conoscere e relazionarsi con le ragazze a causa della sua timidezza.
la costellazione
Mettiamo in scena la costellazione: un rappresentante per il ragazzo e uno per ognuno dei genitori e uno per rappresentare le ragazze. La madre del ragazzo ha poca forza e si porta a terra, faccio stendere un rappresentante per un morto. La madre si stende e sta con il morto. Il ragazzo mi dice che la madre è morta pochi anni prima ed è stata quasi sempre malata durante la sua vita. Chiedo al ragazzo se la madre ha perso un proprio caro, un familiare, un fratello. Lui conferma che la madre ha perso il fratello, morto all’età di 13 anni.
Anche il rappresentante del ragazzo è preso dalla scena e si avvicina alla madre ignorando il rappresentante delle ragazze.
E’ evidente che il giovane è rimasto “irretito”, condizionato da tutto il dolore vissuto dalla madre per la perdita del fratello. Il ragazzo ha anche rappresentato nella vita lo zio sentendosi attratto dalla morte e dal sacrificio fino a un picco all’eta in cui suo zio è morto.
“MI SONO FATTO CARICO DEL DOLORE DELLA TUA PERDITA”
Suggerisco al ragazzo la frase: “caro zio, mi sono fatto carico del dolore della tua perdita”. “Ora mi libero di questo peso, lascio a te e alla mamma ciò che è vostro con infinito amore e rispetto”. “Ora vivrò una vita piena e grande anche in tuo ricordo e in tuo onore”
In questo caso appare evidente quanto possa essere pesantemente condizionante un caso in cui un bambino si fa carico di un dolore così grande.
Il difficile vissuto dal ragazzo nella vita lo ha portato a volgere il proprio sguardo verso il grande dolore familiare e a comprendere il sacrificio da lui compiuto in giovane età per amore. La perdita dello zio adolescente nella sua famiglia ha lasciato una profonda ferita irrisolta e in parte non affrontata. Con la sua presa di coscienza, il ragazzo è in grado così di portare l’amore e la consapevolezza su questa perdita, rendere onore allo zio e rendere finalmente la sua vita piena.
PER CONCLUDERE: COME AFFRONTARE LE DIFFICOLTà DELLA VITA IN UN’OTTICA EVOLUTIVA
In questa impronta abbiamo visto come le difficoltà della vita, che abbiamo definito “catalizzatori evolutivi”, si possano presentare in varie forme.
Il punto in comune delle difficoltà di cui ho fatto esempio è che sono generate da una realtà celata, inconscia. Esse stesse svolgono una funzione: quella di portare l’attenzione della persona coinvolta su un nodo, una ferita del passato, un’emozione ereditata o appresa e lasciarla andare per sempre.
In questi esempi abbiamo visto come le Costellazioni Familiari possano essere di grande aiuto.
Ora ti chiederai: ma è sempre necessario mettere scena Costellazioni per sciogliere i nodi irrisolti del nostro inconscio?
Personalmente questo è il metodo migliore che ho trovato per lavorare su di me, ma non è di certo l’unico.
MORIRE PER DIVENIRE
Le difficoltà della vita spesso, ci chiedono di lasciare morire parti di noi per fare spazio a un cambiamento. Negli esempi sopra delle costellazioni è richiesto di lasciare morire un antico patto di dolore con un membro della famiglia o un sacrificio di cui ci siamo fatti carico. Altre volte è richiesto che venga fatto morire un credo, un’abitudine, un’identificazione.
Andare oltre significa fare un nuovo passo coraggioso puntando verso il nuovo, la vita, un progetto, un’idea liberandosi di tutti i limiti e i dolori del passato.
LA PRESENZA SULL’EMOZIONE
Esiste un approccio fondamentale che consiglio vivamente sia che si lavori su di sé con le Costellazioni Familiari che non.
Questo metodo consiste nella “presenza sull’emozione”.
Per comprendere meglio questo approccio ti coniglio di leggere l’articolo sulla presenza.
Rimanere presenti sulle emozioni è qualcosa che va completamente contro il nostro istinto. Infatti noi siamo costantemente presi dalla storia che viviamo e reagiamo a questa. Per portare l’attenzione sulle emozioni è necessario disidentificarsi dalla storia, non credere alla storia che stiamo vivendo e concentrarci solo su di esse.
Istintivamente abbiamo imparato fin dalla giovane età a proteggerci dalle emozioni che non potevamo sostenere. Questo perché all’epoca non eravamo in grado di reggere certi carichi emotivi.
Questo atteggiamento ci ha portato gradualmente nella vita a rifuggire le emozioni negative.
Per comprendere questa dinamica: è come se per evitare di fare uscire il vapore dalla pentola a pressione avessimo chiuso la sua valvola.
La vita, allo stesso modo della pentola a pressione, in assenza di una via di uscita del vapore, aumenta la sua pressione fino a esplodere, o, in alternativa, a rilasciare la pressione in modo incontrollato.
La soluzione è quindi rimanere. Rimanere con ciò che c’è: un’emozione negativa, una ferita?
Lasciare che si esprima, respirarci profondamente dentro, dirle di sì.
VEGLIARE LA PROPRIA FERITA E LA SUA EMOZIONE
Lasciare che un “catalizzatore”, un evento o una situazione, faccia il suo lavoro significa permettere che questi agenti provochino il nostro disagio, il dolore, lo star male, e tutte le emozioni correlate.
A questo punto, esausti, in questo stato di accettazione e resa, si può diventare sempre più intimi con la propria ferita, rimanere in sua presenza, nutrirla, vegliare su di lei e acquisirne familiarità. In questa veglia le si può anche chiedere quale sia il messaggio profondo che vuole comunicarci affinché esaurisca il suo compito e possa trasformarsi.
La presenza, l’osservazione, il respiro, il dialogo, con la propria ferita rappresentano i primi passi utili per affrontare le difficoltà. Allo stesso tempo sono anche le tecniche risolutive per trasmutare gradualmente tali emozioni sbloccandone l’energia potenziale incamerata.
Infatti non si tratta semplicemente di stare meglio e di togliere sofferenza, ma anche e soprattutto di sbloccare grandi quantità di energia. Tali energie prima erano utilizzate per nascondere e bloccare le emozioni considerate negative le quali, a loro volta, contengono ingenti quantità di vitalità repressa.
E’ un po’ come se invece di continuare a bloccare il vapore nella pentola a pressione ora lo utilizzassi come fonte di energia a tuo favore!
Ogni ferita, ogni emozione repressa, ogni disagio ha qualcosa da dire su di noi e sulla nostra storia.
Ti invito a provare, a sperimentare quanto scritto sopra se ti incuriosisce. Il consiglio è di partire da piccole cose, piccoli fastidi, situazioni minori. Questo perché inizialmente è molto difficile se non impossibile applicare questo lavoro su eventi o situazioni particolarmente gravi, si tratta di un lavoro graduale.
Se ti ispira come lavoro, potresti sempre sperimentare anche le Costellazioni Familiari.
Bibliografia consigliata:
nutri i tuoi demoni
Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha - Tsultrim Allione