La fenomenologia nella filosofia
Prima di affrontare la profonda relazione che esiste fra la fenomenologia e le costellazioni familiari vediamo da dove è nato questo termine e cosa sottintende dal punto di vista filosofico.
Il termine “fenomenologia” fu introdotto per la prima volta dal filosofo tedesco Johann Heinrich Lambert. Per Lambert questo era un approccio per lo studio delle fonti illusorie, ovvero delle fonti di errore.
Per Kant la realtà fenomenica è dipendente dall’uomo e dal suo modo di vederla, concepirla e conoscerla.
Per Hegel si tratta di un approccio alla filosofia che inizia con l’osservazione dei “fenomeni”. Questo costituisce il mezzo per cogliere lo Spirito Assoluto che caratterizza la verità del fenomeno.
Il vero padre della fenomenologia è da considerare E. Husserl. Egli infatti, mettendo fra parentesi l’esistenza del mondo, lo riconduce a un insieme di fenomeni verificabili dalla coscienza.
Per Heidegger, allievo di Husserl, la fenomenologia consiste nel “lasciar vedere in sé stesso ciò che si manifesta”, liberandolo dall’occultamento in cui rischiano di farlo cadere i nostri pregiudizi.
In sintesi un approccio fenomenologico alla realtà è
un processo che, attraverso l’astensione dal giudizio, consente di cogliere l’essenza dei fenomeni.
Questa, quindi, è una modalità per rimparare a vedere il mondo, una ritrovata capacità di provare stupore di fronte a ciò che si osserva.
In estrema sintesi lo sguardo fenomenologico è quello che utilizza un bambino molto piccolo, privo di preconcetti, per conoscere attraverso l’osservazione e l’esperienza il mondo in cui si trova a vivere.
Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18,1-5.10.12-14)
Cosa vediamo veramente della realtà in cui viviamo?
Questa è la domanda fondamentale per comprendere l’importantanza della fenomenologia. La maggior parte delle persone crede di osservare e contemplare la realtà in quanto tale, come se questa fosse qualcosa di oggettivo e condivisibile per tutti.
In realtà la realtà di cui siamo testimoni, è un costrutto soggettivo che nasce dalla personale esperienza sensoriale.
Per fare un esempio concreto, le immagini che ogni giorno crediamo di vedere con i nostri occhi sono in realtà il risultato di una elaborazione del nostro cervello. Questo significa che costantemente filtriamo ciò he percepiamo. Questo filtro si basa sull’esperienza e su ciò in cui crediamo, nonché sullo stato del nostro sistema nervoso.
Per fare un esempio immaginiamo di assistere a un evento del tutto inaspettato o che reputiamo impossibile. Quasi sicuramente non saremmo in grado di vederlo per ciò che è perché il nostro cervello non se l’aspetta.
Un altro esempio di come il nostro cervello filtra la realtà sono le tante forme di allucinazioni. Queste possono essere indotte da sostanze, patologie o anche semplice stanchezza o stress.
Altri esempi di “filtri celebrali” sono le illusioni ottiche e i giochi di illusionismo nei quali possiamo cadere.
La realtà di cui siamo testimoni è quindi il risultato delle nostre esperienze sensoriali al netto del “filtro” operato dal nostro cervello basato su credenze, preconcetti, illusioni, aspettative.
Un ricercatore, quindi, per poter osservare la realtà più profondamente e meno illusoriamente possibile, dovrebbe essere in grado di pulirsi dai pesanti filtri derivanti da tutto ciò che ha imparato.
Le costellazioni familiari e la fenomenologia
Proviamo ora a capire perché le costellazioni familiari sono un metodo fenomenologico e perché questo approccio costituisce uno dei principi fondamentali delle costellazioni stesse.
Bert Hellinger, il padre delle costellazioni familiari, dedicò tutta la sua vita alla ricerca e alla comprensione dei grandi ordini o principi che muovono le nostre vite.
Hellinger nel suo percorso di ricerca si spinse sempre di più verso l’osservazione di ciò che accade. Egli lo fece partendo dalla psicologia dei singoli, ampliando la sua visione alle dinamiche familiari-sistemiche fino a quelle sociali e universali.
Grazie allo sviluppo di un’osservazione sempre più neutra e “spoglia” di pregiudizi culturali e dogmatismi, Hellinger arrivò a tutta una serie di profonde intuizioni che andarono a costituire le fondamenta del metodo delle costellazioni familiari e spirituali.
La fenomenologia: il pilastro delle costellazioni familiari
L’approccio fenomenologico rimane quindi uno dei più importanti capisaldi delle costellazioni familiari. Questo significa principalmente che, quando si mette in scena una costellazione, il facilitatore deve ripulirsi interiormente da qualsiasi idea, pregiudizio e dogma lo possa influenzare. Egli si deve quindi porre di fronte a “ciò che c’è” e prenderne atto.
Il fine è quello di prendere atto di ciò che c’è all’interno di un sistema familiare, senza giudizio e senza l’arroganza di voler risolvere, aiutare o salvare nessuno. Così facendo è possibile portare alla luce irretimenti, blocchi, resistenze e qualsiasi altro elemento in grado di condizionare l’esistenza di un discendente.
Lo sguardo fenomenologico è uno sguardo che include tutto e tutti, non giudica né crea separazioni fra bene e male, vittime e carnefici, giusto e sbagliato.
Questo modo di guardare la realtà, quindi, è il solo che riesca realmente a vedere tutto e a cogliere ciò che si mostra nella sua essenzialità.
Per concludere l’approccio fenomenologico può tranquillamente essere definito il principio più importante su cui si basa il metodo delle costellazioni familiari e spirituali.
E’ grazie a questo approccio, infatti, che sono stati codificati e descritti i più importanti ordini e principi osservati nelle costellazioni familiari: i diversi livelli di coscienza e gli ordini dell’amore.
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