Indice: la crudeltà verso gli orsi da cosa nasce?
Prologo: quando mi trovai “vicino” all’orso M49
Era il 2020 e lavoravo per la Provincia di Trento presso l’agenzia per l’ambiente. In quei mesi strani e difficili il mondo intero era messo alla prova e stava cambiando (leggi cosa è successo nel 2020). In Trentino un orso denominato M49 fu protagonista di una serie di episodi incredibili. Tale orso, definito “problematico”, era stato infatti braccato, catturato, in seguito era evaso da un carcere di massima sicurezza per poi essere ricatturato. Fu allora che mi chiesi per la prima volta: “Ma la crudeltà verso gli orsi da cosa nasce?”
Per una questione di vicinanza sia fisica che emotiva, vissi quegli episodi in modo molto forte fino a sentirli sulla mia stessa pelle.
Spesso gli eventi che salgono agli altari della cronaca hanno molto da dire e da spiegare su quanto accade nel mondo a livello simbolico.
In quei mesi, in cui un certo tipo di potere si stava manifestando facendo leva sulle nostre paure e sulle nostre emozioni più basse. Stavo vivendo l’ultimo periodo della mia vita da dipendente pubblico e dalla finestra del mio ufficio potevo vedere l’area in cui si trovava rinchiuso l’orso M49.
Seguii attentamente le vicende del plantigrado facendo intimamente il tifo per lui. Sentivo crescere in me sempre più forte l’empatia e la compassione per quel meraviglioso animale: forte, giovane, selvaggio, votato alla libertà.
Mentre in tutto il mondo venivano messe in discussione tante libertà personali, un grande e indomito predatore veniva braccato, torturato e rinchiuso vicino a casa mia dall’amministrazione per cui io lavoravo.
La crudeltà verso gli orsi è la stessa che abbiamo accettato verso noi stessi
In quei giorni surreali post Lock-down si era ripreso a lavorare ognuno isolato nel proprio loculo. Fu in quel periodo che arrivarono una serie di intuizioni, le quali successivamente mi aiutarono a prendere la mia strada licenziandomi.
Non sono una persona particolarmente loquace e, specie nelle situazioni di gruppo, preferisco ascoltare piuttosto che esprimere la mia opinione. Fu così che ascoltai molti miei colleghi e amici di allora sulla questione M49 e orsi e mi feci un’idea di quello che stava accadendo.
La quasi totalità delle persone ascoltate era d’accordo con la cattura e l’abbattimento del plantigrado. L’argomentazione più diffusa era “ci sono troppi orsi e poi quelli più problematici è giusto isolarli o ucciderli”.
Ciò che mi interessava non erano tanto le ragioni pratiche alla base di tali affermazioni, ma il vuoto e il buio che leggevo nei loro occhi.
Quelli che vedevo erano sguardi privi di luce, spenti, ormai rassegnati in vite chiuse dentro le loro prigioni mentali.
Siamo quasi tutti orsi in gabbia
Fu lì che compresi perché queste persone erano prive della benché minima empatia verso un tale splendido simbolo della natura selvaggia. Erano così perché il loro impeto interiore era già stato addomesticato e forse ucciso tanti anni prima.
L‘impeto e la disperazione con cui questo giovane orso combatteva, per loro doveva essere disturbante perché gli mostrava ciò che essi stessi e noi tutti avevamo subito fin dall’infanzia.
In quel periodo mi permisi di sentirlo. Mi concessi di sentire tutto il dolore che provavo la mattina chiudendomi in una stanza a svolgere un lavoro in cui non credevo più sentendo inespresse altre mie importanti potenzialità.
Consentii a me stesso di percepire che la mia vita andava avanti nella paura di uscire dalla mia zona comfort accettando compromessi in nome di una fittizia sicurezza.
Mi lasciai sentire tutto il dolore provato da bambino all’interno di asili e scuole. Allora avrei voluto essere fuori nella natura, percependo il calore del sole di primavera sulla mia pelle.
Capii che tutto il dolore che provavo per M49 era il dolore che provavo per me stesso. Era il dolore per ciò che avevo subito da sempre all’interno del sistema educativo e sociale.
Capii anche che chi non era in grado di provare tutto questo dirompente dolore aveva semplicemente tagliato i ponti col proprio sentire e voltato le spalle definitivamente al proprio bambino interiore.
Era chiaro che queste persone erano anche in accordo su quanto stava accadendo nel mondo del lavoro in quei mesi. Si dimostrarono infatti concordi sul cedere gradualmente pezzi della loro libertà in nome di una maggiore ed effimera sicurezza.
Io cosa volevo fare? Compresi di avere di fronte a me una scelta obbligata in quel preciso momento storico.
Da cosa deriva quindi la crudeltà verso gli orsi e i grandi predatori?
Di fatto, esattamente come siamo venuti a patti nell’accettare di essere castrati e sopraffatti fin dall’infanzia, così accettiamo di buon grado che venga violentata anche la natura nei suoi aspetti più selvatici e incontrollabili.
Un altro fattore coinvolto nella repressione dei grandi predatori è anche il desiderio di potere e controllo nella sua forma peggiore ed egoica che molti esseri umani esprimono. L’idea che possano esistere predatori più forti di noi, i quali nel loro habitat possano esprimere la loro superiorità fa impazzire parecchie persone fra cui molti amministratori. Nasce così il desiderio di sopprimere e rinchiudere i grandi predatori, come se questo potesse riportare tutta la natura sotto controllo.
Naturalmente nella nostra era supertecnologica questo approccio è ormai privo di senso. Volendo, proprio grazie alla tecnologia e alle conoscenze moderne, potremmo tranquillamente convivere e rispettare tutti gli animali. Potremmo convivere anche con quelli considerati più pericolosi accettandone i possibili rischi come per ogni aspetto della vita.
Reprimere o custodire?
Qui si tratta di comprendere un potenziale cambio di mentalità e di filosofia alla base del nostro rapporto con la natura e con gli animali. Utilizzare il vantaggio dello strapotere tecnologico non più per sottomettere e reprimere bensì per custodire, rispettare e vivere insieme ai grandi maestri che possono essere gli animali.
Se li lasciassimo vivere in equilibrio e con la possibilità di esprimere la loro essenza forse potremmo vedere in loro il nostro specchio, la nostra indomita voglia di libertà e di espressione.
Forse potremmo anche imparare rispettando loro a rispettare la nostra più intima e selvaggia natura lasciandola esprimere in modo costruttivo nelle nostre vite.
E forse, se ci pensi bene, è proprio per questo motivo che gli orsi vengono braccati. Ciò che accade a loro accade anche a noi, ciò che facciamo a loro è ciò che abbiamo fatto e lasciamo fare a noi stessi tutto è collegato.
Il simbolismo dell’orso
L’orso, insieme al lupo, è l’animale che meglio incarna lo spirito della vita selvaggia e incontaminata e rappresenta un archetipo antico e assai potente.
L’orso in tante tradizioni è associato al mondo dello spirito e alla caverna che simboleggia l’anima. Esso abita in tane buie, simbolo della pancia materna e rappresenta una grande e indomita forza protettiva.
Inoltre gli orsi simboleggiano il livello più istintivo dell’inconscio, la nostra ombra. Rappresenta quindi anche qualità negative come la bramosia la malvagità e la ferocia. Dal punto di vista delle emozioni l’orso raffigura la rabbia più potente e incontrollabile.
L’orso rappresenta anche il guerriero spirituale coraggioso, gentile e volenteroso che si ritira interiormente per accedere alle proprie risorse e che è dotato di una forza soprannaturale.
Esso simboleggia il legame tra cielo e terra, fra interno ed esterno, rappresenta quindi la meditazione e la comprensione dei misteri e dei cicli della vita e del tempo.
L’invito a riflettere: da cosa nasce la crudeltà verso gli orsi?
Giunto al termine di questo articolo puoi decidere di non reagire sul piano mentale della logica e ragionevolezza. Puoi permetterti di sentire il dolore straziante che può provare un giovane e selvaggio orso nell’essere rinchiuso.
Verifica interiormente quanto questo dolore corrisponda a un tuo intimo sentire.
Puoi anche permetterti di sentire da cosa nasca la voglia e il bisogno di repressione di questi magnifici animali. Potresti verificare quanta paura di noi stessi, desiderio di controllo e di autorepressione ci sia dietro questa forma di sadismo distruttivo.
A te la scelta.
Ciò che proteggiamo in natura lo proteggiamo anche in noi stessi, ciò che distruggiamo lo distruggiamo anche dentro di noi.
“Come sopra – così sotto, come sotto – così sopra.
Come dentro – così fuori, come fuori – così dentro.
Come nel grande – così nel piccolo.”
Ermete Trismegisto
Nel 2019 al tempo della prima cattura dell’orso M49 scrissi queste righe:
“LA VERITÀ
Bibliografia consigliata:
M49 un orso in fuga dall'umanità
Massimo Filippi