- Infortuni alle ginocchia: la simbologia comune
- I miei infortuni alle ginocchia: una storia di 23 anni!
- “Caro papà non sarò mai bravo come te”
- Il mio secondo infortunio alle ginocchia: “caro papà non riesco a stare al tuo passo”
- La sintesi dei due infortuni: caro papà voglio essere forte come te”
- Le sincronicità dei due infortuni
- La mia soluzione e la gratitudine
Infortuni alle ginocchia: la simbologia comune
Innanzitutto ci tengo a precisare che, nel caso di infortuni alle ginocchia, come nel caso di altri sintomi e incidenti, ogni caso è a sé. Infatti, anche se è possibile trovare una simbologia di massima comune, un significato “archetipico” legato a una zona del corpo o a un organo, ogni persona e ogni evento sono unici.
Detto questo, per iniziare a comprendere la simbologia degli infortuni, è necessario definire quale funzione svolgono le ginocchia e cosa rappresentano per il nostro corpo fisico.
Le ginocchia sono le più importanti articolazioni per la mobilità del nostro corpo. Esse subiscono le maggiori sollecitazioni in termini di peso e di escursione e ci consentono di camminare e correre.
In prima battuta, quindi, le ginocchia ci consentono di procedere e avanzare nel mondo. Il nostro procedere dipende direttamente dalla loro flessibilità e morbidezza di movimento.
L’interpretazione psicosomatica degli infortuni alle ginocchia
La psicosomatica ci insegna che un infortunio alle ginocchia è conseguenza di un nostro atteggiamento interiore di rigidità. Tale rigidità può nascere da cause molto diverse:
- L’inflessibilità di carattere si trasmette direttamente alla rigidità delle ginocchia. Quanto sappiamo piegarci e adattarci ai casi della vita? Quanto sappiamo accettare dei nostri limiti e quanto invece siamo inflessibili nei nostri confronti?
- Superare i propri limiti: può capitare che in certi periodi pretendiamo troppo da noi e superiamo i limiti imposti da vari campanelli di allarme. Dolori, rigidità, infortuni alle ginocchia sono lì proprio per imporci uno stop.
- Piuttosto di piegarmi mi spezzo: questa è una delle frasi segrete alla base degli infortuni alle ginocchia.In questo caso c’è una grande dose di orgoglio personale che ci impone di resistere fino alla rottura.
- Scarsa flessibilità di relazione: in alcuni casi gli infortuni alle ginocchia denotano scarsa capacità di andare incontro agli altri. In questo caso l’inflessibilità è riferita all’accettazione degli altri così come sono.
- …
Come ho specificato all’inizio i temi elencati sono generici e ognuno può cogliere aspetti che risuonano nella propria storia.
Per potere andare in fondo alla comprensione e risoluzione di un proprio infortunio consiglio sempre un lavoro di indagine personale.
Quella che racconto di seguito è l’interpretazione a cui sono giunto dei miei infortuni alle ginocchia dopo anni di lavoro su di me principalmente col metodo delle costellazioni familiari.
I miei infortuni alle ginocchia: una storia di 23 anni!
Potrà sembrarti strano ma proprio recentemente sono riuscito a tirare le somme sul significato dei miei infortuni alle ginocchia a distanza di 23 anni dal mio primo incidente.
Leggendo scoprirai come è possibile trovare collegamenti e significati a distanza di anni osservando l’andamento della propria vita.
Ma partiamo subito col racconto, tutto iniziò nel 1995 quando ero un giovane calciatore amatoriale.
“Caro papà, non sarò mai bravo quanto te”
Iniziai a giocare a calcio in una squadra all’età di 12 anni. Una serie di elementi mi condannarono dall’inizio a essere un pessimo calciatore. Prima di tutto iniziai tardi e non frequentai nessuna scuola di calcio. Fisicamente ero molto gracile: basso, sottopeso e lento nei movimenti.
Di contro mio padre da ragazzino era una promessa del calcio. Lui già all’età di 13-14 anni giocò nei pulcini del Parma ed era molto corteggiato da vari allenatori. Il destino volle che suo padre gli impedì di proseguire in quell’avventura.
Quando iniziai a giocare in squadra io presi il ruolo di mio padre (terzino sinistro) e inconsciamente fu come prendere il suo testimone.
Sta di fatto che io non imparai mai a giocare decentemente e quando lui mi vedeva giocare scherzava con leggerezza su come io fossi limitato.
Di contro io, pur mancando di tecnica e capacità fisiche ero dotato di una grande volontà e disciplina. In questo senso ero inflessibile, mettevo tutta l’energia e il senso di sacrificio per migliorare e potere giocare decentemente. Questo continuò fino all’età di 19 anni quando in occasione di una partita, su uno scatto, ricorrendo il pallone, mi ruppi i legamenti del ginocchio sinistro. Questo dolorosissimo infortunio risolto con un intervento chirurgico mise la parola fine alla mia brillante carriera calcistica.
Da un infortunio una nuova opportunità
Il mio primo infortunio diede il perentorio STOP alla mia corsa cieca verso un impossibile riconoscimento nel mondo del calcio e l’impossible ammirazione in termini sportivi da parte di mio padre.
Questo stop fu per me una benedizione: a 22 anni, infatti, iniziai il mio percorso nel mondo delle arti marziali. Praticai per quasi 13 anni Karate tradizionale conseguendo meravigliose soddisfazioni. Scoprii di avere coordinazione e velocità. Riuscii a canalizzare e a fare tesoro della mia rabbia giovanile in questa pratica. Vinsi gare e titoli regionali e nazionali. Quella fu la mia rivincita più bella. Il grande valore di questo percorso fu che era finalmente mio e solo mio, non stavo più portando il peso della rinuncia di mio padre! Inoltre non stavo più rincorrendo l’ammirazione di mio padre perché lui non capiva questa mia passione e a me andava bene così.
Il mio secondo infortunio alle ginocchia: “caro papà non riesco a stare al tuo passo”
Il mio secondo infortunio alle ginocchia risale al 10 maggio 2022, un anno dopo la morte di mio padre. Quel giorno andai ad arrampicare insieme a un famoso alpinista per me figura di riferimento che potrei definire quasi “paterna”.
Il destino ha voluto che durante una lunga discesa su neve molle io mi sia rotto il menisco del ginocchio destro.
La scena fu questa: io ero rimasto indietro nella discesa per vari motivi e facevo fatica a recuperare rispetto agli altri che erano molto avanti a me.
Di nuovo il tema che vivevo era quello di non essere forte come mio padre. Infatti da bambino iniziai ad andare in montagna con mio papà. Con lui feci salite molto impegnative per la mia giovane età e il mio fisico gracile. Ricordo il monte Rosa, il Vioz e altri 4000. In ogni salita io soffrivo e a grandissima fatica riuscivo a stare dietro a mio papà.
Ora, di nuovo, rivivevo quell’emozione di non riuscire a stare al passo con una figura così stimata e cara.
Anche questo infortunio mi è costato un intervento chirurgico e uno stop di mesi.
La sintesi dei due infortuni: “caro papà voglio essere forte come te”
Mi ci vollero anni di percorsi e di costellazioni familiari per comprendere e interiorizzare le frasi inconsce che hanno provocato i miei infortuni.
In particolare fu proprio frazie al secondo infortunio che riuscii a unire tutti i puntini e dare un senso al quadro generale.
Mio padre fu per me una figura fondamentale e di grande ispirazione. Fu lui a farmi tirare i primi calci al pallone, a portarmi in montagna, a farmi sciare, a insegnarmi a resistere alla fatica e alla sofferenza. Fin da bambino avrei voluto essere bravo, forte, impavido come lui. Fin da allora, però, mi dovetti confrontare con un fisico molto più limitato in termini di forza e resistenza del suo.
Il dato interessante è come questo senso di inadeguatezza possa rimanere fino in età adulta riproducendo situazioni che la rievocano come nel mio caso.
E così, grazie al mio recente infortunio ho potuto comprendere come il confronto irraggiungibile con mio padre mi stesse ancora accompagnando.
Vedendo tutto questo ho potuto onorarlo, abbracciare quel bambino gracile e privo di forza, onorare mio padre e la sua grande energia e lasciare andare tutto questo con gratitudine.
La gratitudine nasce dalla consapevolezza che devo a tutto questo, a queste difficoltà e prove, ciò che sono diventato.
I miei temi emersi dagli infortuni alle ginocchia
Tornando ai temi simbolici elencati nel primo paragrafo quelli che mi riguardano sono:
- Non accetto i miei limiti e faccio di tutto per superarli. Non accetto di essere meno di mio padre e di non avere così la sua ammirazione
- Sono inflessibile nei miei confronti, pur di raggiungere l’obiettivo pretendo più di quanto io possa dare
Le sincronicità dei due infortuni
Come spesso accade mi sono state di grande aiuto alcune belle sincronicità che hanno collegato i due infortuni.
I chirurghi: Catani e Cattani
In entrambi i casi scelsi il chirurgo da cui farmi operare con attenzione informandomi e, nel secondo caso, usando la mia esperienza.
Il primo chirurgo che mi operò al ginocchio sinistro fu il dott. Catani dell’ospedale ortopedico Rizzoli Bologna.
Il secondo chirurgo che mi ha operato al ginocchio destro è il dott. Cattani di Parma.
Era ovvio che per il secondo ginocchio dovessi aggiungere una “T”!
Entrambi i chirurghi non solo sono esperti, bravi e scrupolosi professionisti, ma si sono dimostrati persone dalla spiccata sensibilità e umanità e mantengo un carissimo ricordo di loro.
Le date degli infortuni: i compleanni
Un altro dato molto interessante sono le date degli infortuni: il primo avvenne a fine settembre, pochi giorni prima del mio compleanno. Il secondo infortunio avvenne il 10 maggio, il giorno prima del compleanno di mio padre. Mentre il secondo intervento avvenne negli stessi giorni del primo infortunio.
La riabilitazione dagli infortuni alle ginocchia
Nonostante io ora viva a Trento, avendo scelto di farmi operare a Parma, ho passato entrambi i periodi di riabilitazione nella mia vecchia casa di famiglia. Ho rivissuto quindi i momenti di dolore, incertezza e di lavoro fisico nelle stesse stanze di quando avevo 19 anni. Questi particolari e molti altri, sono stati di grande aiuto per creare i link fra i due infortuni a aiutarmi a elaborarne le cause.
la mia soluzione e la gratitudine
Ora che hai letto la mia storia e parte delle mie elaborazioni ti chiederai quindi quale sia stata la “soluzione” per uscire dal carico inconscio che mi ha portato a infortunarmi entrambe le ginocchia.
Personalmente ho compreso che due sono i punti fondamentali della mia storia:
- Essermi fatto carico dell’obbiettivo di essere all’altezza di mio padre confrontandomi con lui e facendomi carico delle sue delusioni giovanili
- Esprimere un senso di mancanza e inadeguatezza fisica che mi portava a infortuni e a carenza di energia
Come accade nelle costellazioni familiari ho riassunto la mia soluzione per uscire da questo loop in una frase:
“Caro papà io e te siamo diversi, abbiamo corpi, storie e destini profondamente diversi. Io ora lascio con amore e rispetto a te tutto ciò che è tuo e compio la mia strada col mio passo lento. Da oggi mi accetto e mi amo con tutti i miei limiti e le mie qualità. Ora prendo da te la tua grande energia e tutto ciò che puoi trasmettermi come padre con infinita gratitudine.”
Sono profondamente grato a questi infortuni.
Il primo mi ha tolto dal percorrere una strada che non era la mia. Il secondo ha chiuso il cerchio e mi ha dato la possibilità di vedere quanto io pretendessi da me e perché. Inoltre grazie a questi infortuni ha anche potuto apprezzare e ringraziare dei piccoli grandi miracoli della vita come quello di potere camminare con leggerezza e flessibilità.
DESIDERI METTERE IN SCENA UNA COSTELLAZIONE SU un tuo infortunio o sintomo fisico?
Bibliografia consigliata:
Malattia come simbolo
Dizionario delle malattie sintomi, significato, interpretazione - Rudiger Dahlke