IL MONDO DEI SUFI – PRIMA PARTE

INTRODUZIONE AL MONDO DEI SUFI

Sappiamo chi sono i Sufi? Questi poeti mistici e il movimento del Sufismo, nato nella Persia, hanno acquisito una grande popolarità negli ambienti della spiritualità e dell’esoterismo in occidente.  Questo grazie soprattutto a poeti mistici come Rumi, Attar, Hafez e alle loro illuminanti poesie.

LA POESIA

La poesia lirica Sufi esprime concetti universali con una modernità a volte sconcertante. Essa parla di amore, di libertà, di ricerca spirituale, di non dualità, della divinità dell’uomo, dell’aspirazione a vivere esperienza dell’assoluto. La poesia mistica utilizza immagini e metafore dirette che esprimono la potenza, il fuoco, la passione di questa Via.

UNA VIA DI GIOIA E PRIVAZIONI

La Via Sufi è fatta di pratiche spirituali vive e profonde, una passione totalizzante che influenza completamente la propria vita. Essa incarna un’antica e al contempo attualissima visione della creazione composta di materia, anima, spirito.

In questa via coesistono elementi quali: 

    • gioia estatica
    • dedizione
    • disciplina
    • scelte rigorose
    • umorismo
    • consapevolezza dell’impermanenza
    • leggerezza amorevole
    • spietata intolleranza per la falsità.  

Il Sufismo esige grande impegno, perché avvicinarsi a Dio richiede un alto prezzo.

Ma chi erano i Sufi, come è nato questo ramo “mistico” dell’Islam? Chi sono stati i suoi principali esponenti? Come si relaziona il movimento Sufi con la parte istituzionale dell’Islam? Cosa porta la noi occidentali ad ammirare così intensamente i Sufi? Che caratteristiche aveva la poesia Sufi?

danzatore sufi balla con sullo sfondo il tramonto e una moschea

PERCHE’ IL SUFISMO E’ POPOLARE IN OCCIDENTE?

Quello che attira molte persone, ricercatori spirituali e artisti occidentali verso il Sufismo è il linguaggio poetico e artistico che i Sufi usano per esprimere le proprie verità. In Italia, per fare l’esempio più popolare, l’artista Franco Battiato ha contribuito alla divulgazione della filosofia Sufi attraverso le sue opere.

LE STORIE SUFI

Un altro strumento di grande fascino ed efficacia nel trasmettere principi e insegnamenti a volta paradossali riguardo la vita, sono le storie e le parabole Sufi. Queste storie dialogano direttamente col nostro inconscio. Le storie non hanno la pretesa di insegnare concetti filosofici, ma una volta lette esse modificano la nostra percezione della realtà.

Queste forme di espressione e i loro contenuti spesso vanno in contrasto con l’immagine rigida, oppressiva e oscura che si ha in occidente della religione islamica.

LA DANZA E LA MUSICA

In particolare poeti come Rumi diedero molta importanza, insieme a un linguaggio poetico unico e innovativo, alla musica e alla danza nella pratica religiosa. E’ importante provare a comprendere in profondità come il mistico vivesse questi aspetti per non fermarsi a una visione superficiale e folkloristica: queste forme artistiche erano sacre forme di ascesi e di preghiera.

I Sufi sono espressione della ricerca mistica islamica che parte dallo studio e dalla meditazione del Corano e dei suoi principi. Tranne in alcuni casi, dovuti più a malintesi dei contenuti espressi, i Sufi non furono quasi mai considerati eretici rispetto all’ortodossia islamica.  

corano: il sacro testo sul quale meditavano i sufi

Origine del NOME SUFI

Non si è certi del significato originale del termine Sufi, le tesi più accreditate sono tre:

    • La radice araba s-w-f oggetto di riflessione dei primi mistici veicola l’idea di purezza e di purità
    • L’espressione ahl-al-suffa significa “la gente della panca” e intenderebbe i primi e più vicini amici del Profeta che vivevano nella panche ai lati della sua moschea giorno e notte per stargli vicino
    • L’espressione ahl-al-saffa indica coloro che occupano la prima fila intesa come posti in moschea, quindi metaforicamente indicherebbe i più vicino a Dio, in prima fila agli occhi di Dio
    • L’ipotesi più accreditata è quella che individua nell’espressione “suf” che significa “Lana” l’origine del termine Sufi in quanto i maestri Sufi vengono generalmente descritti indossare abiti di lana come segno di umiltà rispetto a tessuti più pregiati e costosi.
uomo sufi legge il corano
Photo by Rachid Oucharia

CARATTERISTICHE GENERALI DEL SUFISMO

Il Sufismo è un movimento caratterizzato da una estrema eterogeneità. Sotto il nome “Sufi” troviamo esponenti e maestri con filosofie o “Weltanschauung” molto diverse tra loro, che proponevano esercizi e metodi piuttosto differenti. Quello che li accomuna è l’impegno e la disciplina per la ricerca della purezza d’animo al fine di avvicinarsi a Dio. Non si tratta quindi di un ordine o di una setta uniforme, ma di un insieme di metodi e filosofie differenti, a volte quasi contrastanti.

LA STORIOGRAFIA

In effetti il fenomeno del Sufismo è più frutto di una creazione “storiografica” avvenuta a partire dal X sec d.c. che da un movimento spontaneo. Tale operazione storiografica volle unire e sistematizzare varie tradizioni della mistica islamica piuttosto indipendenti fra di loro sotto un unico nome. Alcuni dei suoi esponenti, successivamente definiti Sufi, all’epoca non si definivano tali. La storiografia Sufi volle anche enfatizzare e porre l’accento solo su alcuni aspetti delle tradizioni Sufi tralasciando e oscurandone altri comunque storicamente importanti.

LA VASTITà DEL SUFISMO

Il Sufismo, inoltre, spazia su grandi distanze sia nello spazio che nel tempo: 

    • Nello spazio: Le origini del sufismo si riscontrano in Persia nell’attuale area Iraniana Irachena e Turca. Particolarmente importanti furono la regione del Khorasan e, in Iraq, le città di Baghdad e Bassora. Il sufismo si diffuse progressivamente in molte altre aree del mondo: la penisola arabica, in nord africa, in Asia, fino ad arrivare anche in Europa e in occidente.
    • Nel tempo: si parla di protosufismo a partire dal 600 d.c. fino ad arrivare al neosufismo nel XIX sec. Si può comprendere quanto articolata e complessa possa essere stata la storia e l’evoluzione di questo movimento. Non stiamo parlando, infatti, di un rigido sistema di credenze bensì di un insieme di insegnamenti, esercizi e contenuti derivati dalla ricerca e dall’esperienza personale dei maestri e mistici che ne hanno fatto parte.
danzatore derwish sufi che danza in una moschea

LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, PRATICA, RAPPORTO COL POTERE COSTITUITO

L’eterogeneità della filosofia Sufi era dovuta a una relativa libertà di creazione e di evoluzione di nuovi metodi e visioni “alternative” all’interno della religione islamica. Questo aspetto era dovuto al fatto che, al contrario degli ordini monastici cristiani dell’epoca, non esisteva per i Sufi un rigido riferimento come il papato a cui rendere conto e a cui sottostare.

Detto questo, come si vedrà più avanti, nella loro ricerca spirituale i Sufi dovettero in alcuni casi pagare anche con la vita l’esternazione delle loro esperienze quando in alcuni casi venivano interpretate come blasfeme.

IL RAPPORTO COL POTERE

I Sufi si trovarono quindi nel bene e nel male a dovere rapportarsi con i centri di potere dell’epoca, principalmente con il Califfato prima e con i mongoli dopo la loro invasione.

A parte i rari casi di cui si è detto, i Sufi furono generalmente ben visti e spesso sovvenzionati dagli organi di potere perchè avevano un buon rapporto con il popolo. Infatti i Sufi riscontravano grande popolarità fra la gente comune. Grazie al loro modo di comunicare semplice e pratico le idee e i concetti della religione venivano preferiti ai rigidi e formali rappresentanti ufficiali dell’Islam. Per questi motivi spesso ricevettero favori e finanziamenti dal governo e grazie a queste condizioni poterono espandersi sviluppando scuole e ordini a partire dal X sec.

LE ORIGINI: I PROTOSUFI

I primi esponenti definiti Sufi risalgono al 600 DC. In questa prima fase i mistici che ne facevano parte erano motivati da una intensa ricerca della purezza interiore al fine di avvicinarsi quanto più possibile a Dio. 

Questo stato di purezza veniva ricercato tramite pratiche autoimposte spesso estreme di privazioni, digiuni, astinenza, eremitaggio e solitudine, fino ad arrivare a forme estreme di umiliazione del proprio corpo e dei propri aspetti carnali.

moschea si Esfahan
Moschea di Isfahan, photo by Farid Jebelli on unsplash

Al-Hasan Al-Basri

Uno dei primi esponenti della scienza del Sufismo fu Al-Hasan Al-basri teologo di origine persiana vissuto nell’attuale Iraq Meridionale. Al-Hasan faceva parte della seconda generazione dei musulmani. Questo mistico famoso per la sua integrità morale e la sua fede, esortava i fedeli a concentrarsi sull’ultimo giorno (il giorno del giudizio) tralasciando gli attaccamenti terreni, le ricchezze ed evitando i peccati.

“La vita di questo mondo è composta da tre giorni: ieri è passato con tutto ciò che è stato fatto; domani potresti non raggiungerlo mai; ma oggi è per te quindi fai quello che dovresti fare oggi.“

Al-Hasan Al-Basri

Al-Hasan dava molta importanza a una sorte di “esame di coscienza” o di indagine introspettiva di tipo psicologica che diventerà successivamente uno dei cardini della disciplina Sufi.

VARIETà DEVOZIONALI

Poco dopo Al-Hasan si annoverano fra i Sufi vari esponenti riconosciuti nella tradizione che differivano radicalmente nei metodi e nelle indicazioni di vita che insegnavano: da chi predicava isolamento e astensione estremi dal mondo materiale, a chi viveva immerso nella società praticando vari mestieri, anche quello di commerciante visto all’epoca come uno dei più materiali e lontani da Dio.

Bassora una delle capitali sufi
Vista di Bassora. Photo by Samer W on unsplash

LE DONNE NEL SUFISMO

La presenza femminile, pur rappresentando una minoranza in termini numerici, nel movimento Sufi  non è un’aspetto assolutamente trascurabile. DI sicuro il ruolo femminile nel Sufismo fu uno degli aspetti che minimizzò e in parte oscurò la successiva storiografia Sufi tendenzialmente caratterizzata da misoginia.

Il ruolo di mistiche e ricercatrici spirituali all’epoca infatti era in contraddizione alla visione sociale della donna come mamma, moglie e donna di casa. Per questi motivi paradossalmente erano accettate e riconosciute maggiormente in questo ruolo potendo godere di una maggiore libertà sociale le donne di più basso rango e ai margini della società. Le mistiche Sufi erano quindi per lo più donne non sposate, donne abbandonate e figlie di famiglie povere, in alcuni casi donne considerate folli (gunum).

viso di donna in cui si vedono solo gli occhi coperto in parte da un tessuto bianco
photo by Louis Galvez

LA FOLLIA, IL DISAGIO SOCIALE E LA DISABILITA’

La pazzia e i problemi di tipo mentale erano ben visti dai Sufi insieme alle condizioni di debolezza e di disagio economico e fisico nella società.

Tutti questi aspetti altamente svantaggiosi dal punto di vista sociale venivano ammirati e considerati dei prediletti perché ogni sofferenza  erai interpretata come una dimostrazione di profondità del rapporto con Dio.

Accadeva quindi che i Sufi frequentassero di buon grado ospedali “psichiatrici” o case private in cui risiedessero  persone con disagi e malattie mentali. Il loro scopo era quello di stare vicini a queste persone e fare propri alcuni spunti della loro devianza mentale.

RABI’A AL-‘ADAWIYYA: L’AMORE PASSIONALE PER ALLAH

Una delle esponenti femminili più popolari del sufismo fu Rabi’a (800 d.c.) passata alla storia come figura leggendaria che ha ispirato biografie intrise di romanticismo e ben due film prodotti in Egitto. Rabi’a di famiglia povera era nubile, rifiutò qualsiasi forma di matrimonio come segno di dedizione all’amore intimo con Dio.  Rabi’a infatti professava un’unione totale, un amore esclusivo verso Allah. Nella sua visione la fiducia verso il suo amato fu totale e incondizionata al punto che anche la malattia era da lei vista come una forma di attenzione particolare da parte di Dio.

Rabi’a aveva come finalità nella vita la fusione totale, passionale con Dio. La mistica affermava che chi non vede, non riesce a conoscere e ad amare Dio in questa vita non potrà farlo neanche dopo. Lei fu fra i primi Sufi a esprimere in modo così chiaro e passionale questo amore reale per Dio. L’anticipo del contatto e della fusione con Dio prima della morte andava in contrasto con i dettami ufficiali della fede islamica. L’Islam infatti professa l’unione con Dio dopo la morte e vede nella vita una preparazione a questo incontro.

“Ho fatto di te il compagno del mio cuore

Ma il mio corpo è per coloro che cercano la mia compagnia, e il mio corpo è amorevole verso gli ospiti.

Ma l’Amato del mio cuore è l’ospite della mia anima.” 

Rabi’a Al-‘Adawiyya

Con questi versi Rabi’a parla di due tipi di amore, uno rivolto a sé stessa e ai suoi obiettivi e uno più grande e totalizzante solo a Dio.

donna prega con il mare e il tramonto sullo sfondo

AL-HALLAJ: “IO SONO DIO!”

IL CRISTO DELL’ISLAM

Uno dei personaggi divenuti più popolari nel Sufismo e più controversi è di sicuro Al-Hallaj (nato nell’857 d.c.). Egli arrivò a sostenere:

“Io sono il Vero (Dio)”

Al-Hallaj

Egli intendeva di avere raggiunto la perfetta identificazione con Allah. Per questo motivo Al-Hallaj viene anche definito “il Cristo dell’Islam”.  Allo stesso modo un mistico contemporaneo a lui Al-Bistami affermò:

“Io sono Io, e non c’è altro Dio all’infuori di me”

Al-Bistami

E’ comprensibile come affermazioni di questo genere all’interno della religione islamica siano particolarmente rischiose. L’islam, infatti, predica l’assoluta sovranità di Dio e conferisce un rapporto gerarchico verticale fra Dio e l’uomo .

INFRANGERE LA DISCIPLINA DEL SEGRETO

Un secondo elemento per cui Al-Hallaj fu attaccato e rigettato da molti altri Sufi, fu il fatto che egli infranse la disciplina del segreto. Tale disciplina era raccomandata dai sufi più “sobri” riguardo la divulgazione delle proprie esperienze mistiche.  Egli, di contro, rese pubbliche le sua esperienza di unione spirituale con Dio. Al-Hallaj fu condannato a morte nel 922 dc per accusa di blasfemia.

IBLIS (SATANA)

Fra gli scritti più controversi di Al Hallag egli in una sua opera parla di Iblis (satana) come un modello di fedele monoteista perfetto. Iblis, infatti, rifiutandosi di inchinarsi all’uomo e inchinandosi solo davanti a Dio dimostra la sua assoluta fedeltà al creatore. Egli parla quindi di un “tragico destino” di satana nel quale vede un modello di fedele perfetto.   

IL MISTICISMO ESTREMO

I casi di Al-Hallaj e Al-Bistami sono l’espressione di forme di misticismo estreme.  Secondo uno dei massimi esperti europei di mistica musulmana, Louis Massignon, esse rappresentano il culmine della vita ascetica dell’islam. Secondo Massignon la morte di Al-Hallaj ha dato il via al declino della storia della mistica musulmana.

Di certo Il caso di Al-Hallaj è un caso unico e senza precedenti e in lui si può vedere una figura chiave nell’evoluzione del Sufismo.

mano di un sufi si allunga verso il sole
photo by Marc Olivier Jodoin on unsplash

Il mondo dei Sufi – seconda parte

      1. I Sufi e la poesia
      2. Attar
      3. Rumi
      4. Hafez
      5. Evoluzione del Sufismo: la nascita delle scuole e il Neosufismo
      6. I principali concetti Sufi
      7. Gli esercizi Sufi
      8. Le contraddizioni con l’Islam ortodosso
      9. Franco Battiato: i Sufi entrano nella cultura pop italiana
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Il cammello sul tetto

Una guida mistico-pratica alla Via dei Dervisci - Sheikh Burhanuddin Herrmann

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