Oggi ho intervistato Ala Azadkia, giovane imprenditrice, fondatrice di Shirin Persia, emigrata in Italia otto anni fa e le ho chiesto di raccontarci cosa stia succedendo in Iran.
Cosa sta succedendo in Iran: una protesta nata da una violenza
Impronte Verticali: Innanzitutto Ala grazie per la tua disponibilità nel condividere con noi in questo difficile momento le informazioni di cui sei al corrente. In tutto il mondo sono arrivate le immagini e le notizie di una grande protesta in Iran in cui il tema della libertà e dei diritti delle donne è al centro. Ci puoi spiegare da cosa è partita questa protesta e quali sono i suoi obiettivi?
Ala Azadkia: Le manifestazioni che stanno accadendo in Iran in questi giorni, sono esplose in seguito all’uccisione da parte della polizia di una ragazza curda sunnita, Mahsa Amini. Mahsa era in viaggio a Teheran con la sua famiglia. Per un curioso gioco del destino il nome della ragazza in curdo è Jina che significa “vita”. Mahsa è stata arrestata dalla polizia “morale” per non avere indossato correttamente l’hijab, il velo islamico. A seguito dell’arresto, avvenuto davanti al fratello, la sua famiglia ha potuto rivederla in ospedale in coma e dopo poco purtroppo è morta. Ad incastrare l’operato della polizia sono stati alcuni medici legali che hanno notato inequivocabili segni di violenza sulla ragazza.
UN UNICO FRONTE UNITO DI PROTESTA E’ QUANTO STA ACCADENDO IN IRAN IN QUESTI GIORNI
Il popolo iraniano di fronte a questa ennesima tragedia determinata dalla violenza della polizia sulle donne si è sollevato in un unico fronte di protesta.
LE RIVENDICAZIONI E GLI SLOGAN DELLE PROTESTE IN IRAN
I.V: Quindi, ora che la protesta è esplosa, quali sono le principali rivendicazioni, le richieste, gli slogan che il popolo porta nelle piazze?
Ala: Lo slogan principale fra i tanti, il filo che unisce veramente tutti in persiano è: “Zan, Zendeghi Azadi”, in curdo “Jan Jina Azadi”, che significa “Donna, Vita, Libertà”. Questo slogan nacque nel 1987 dalle donne curde del nord del Kurdistan in Turchia e nel Rojava in Siria. poi fu esportato anche nel mondo occidentale. Ora questo slogan ha trovato nuova vita in tutto l’Iran.
La protesta è nata quindi da queste rivendicazioni riguardo la condizione femminile, ma ora è andata ben oltre. Ora la gente non si limita a rifiutare il velo obbligatorio e a rivendicare alcuni diritti, ora rifiuta la repubblica islamica nella sua totalità.
Questa richiesta è nata e cresciuta nella società da almeno vent’anni.
COSA STA SUCCEDENDO IN IRAN: UNA SOCIETA’ PRONTA A ESPLODERE
I.V: Quindi l’assassinio di Mahsa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una società già esasperata da tanti anni?
Ala: Sì, esattamente, già tre anni fa, fu un “novembre di sangue”. Allora ci furono molte manifestazioni sempre con le stesse motivazioni. In quell’occasione ufficialmente ci furono 1500 persone uccise in strada durante le manifestazioni, ma dati non ufficiali parlano di quasi 5000 morti. Andando indietro nel tempo è possibile citare molte altre manifestazioni soffocate nel sangue.
Una manifestazione molto famosa, a cui anche io presi parte, fu quella del 2009 quando vi fu il broglio elettorale nelle elezioni di Ahmadinejad. La manifestazione fu pacifica e silenziosa: in tre milioni sfilammo in silenzio con lo scotch sulla bocca a Teheran.
Anni fa chiedevamo principalmente libertà e giustizia. Ora le cose sono cambiate a causa di una crisi economica senza precedenti. Ora si chiedono anche migliori condizioni di vita per tutti. La crisi economica è stata anche quel fattore in grado di convincere i cittadini più passivi ad agire e a manifestare.
Le grandi contraddizioni che si stanno verificando in Iran
I.V: Molte persone credono che in Iran le donne non abbiano possibilità di studiare o fare tante altre cose come guidare. In realtà da un lato le donne subiscono soprusi e violenze come nel caso di Mahsa, dall’altro lato sono protagoniste nella società, puoi descriverci questa contraddizione?
Ala: Solo per fare un esempio ieri il giornale “Repubblica” ha pubblicato un video in cui studenti e studentesse di medicina a Teheran manifestano insieme in cui gli uomini dicono “Donna, Vita, Libertà” e le donne dicono “Uomo, Patria, Ricostruzione”. Questa immagine mostra come gli uomini stiano supportando le colleghe donne, così numerose e così importanti. Il livello delle donne in Iran è molto superiore rispetto a quello che si racconta o si immagina in occidente. Le donne all’università sono la maggioranza perché in Iran abbiamo un esame molto difficile per accedervi e questo viene superato sempre in maggioranza da femmine. Lo stato ha dovuto così porre un limite di ingresso per le donne per consentire anche agli uomini di accedere in numero minimo all’università.
IL VALORE, LE CONQUISTE E LO SFORZO DELLE DONNE IRANIANE
Mi dispiace quindi quando in occidente non si vede il grande valore e il grande sforzo delle donne iraniane solo perché devono indossare un velo. Non perchè questo velo non sia importante a livello simbolico, infatti una povera ragazza è stata uccisa a causa di questo. Quello che vorrei fare capire è il valore e il grande sforzo delle donne iraniane che sanno crescere e farsi valere in tutto il mondo.
Ad esempio molti non sanno che il livello medio delle donne attuale è molto più elevato rispetto al livello medio che si aveva all’epoca dello Scià, nonostante all’epoca il velo non fosse obbligatorio.
I NUMERI DELLE MANIFESTAZIONI CHE STANNO ACCADENDO IN IRAN
I.V: Hai detto che questa volta le manifestazioni stanno coinvolgendo un gran numero di persone. Puoi farci capire cosa significa in termini di popolazione e di città coinvolte?
Ala: Sì, il coinvolgimento attuale della popolazione iraniana nelle proteste non è paragonabile con quello delle proteste precedenti. Secondo numerosi studiosi di sociologia il motivo è dovuto principalmente a due aspetti:
- Le disastrose condizioni economiche attuali: un’inflazione alle stelle ha quasi azzerato il potere di acquisto di molte famiglie.
- Per la prima volta si vedono protestare i teenagers. Questa generazione cresciuta con internet non ha paura e sa cosa vuole: la libertà. Questi ragazzi non sono disposti ad obbedire. Noi invece non sapevamo dire di no come loro con coraggio.
I TEENAGERS PROTAGONISTI DI CIO’ CHE STA SUCCEDENDO IN IRAN
Anni fa le manifestazioni erano principalmente frequentate da intellettuali, attivisti, persone che avevano fatto un certo percorso. Ora vediamo i ragazzini protestare dicendo: “io so solo una cosa: so che voglio vivere e so come voglio vivere“. Molti in Iran stanno ringraziando questi giovani per la loro lezione di coraggio.
Per la prima volta nella storia dell’Iran in questa protesta sono coinvolte anche piccole città. Le persone dei piccoli centri, infatti, per paura di essere identificate velocemente hanno sempre evitato di manifestare nelle loro città. Questa volta, invece, sono coinvolte nella protesta anche piccolissime province e centri rurali.
Ormai tutto l’Iran è coinvolto e unito nelle manifestazioni, vi sono anche delle città in cui la polizia è a rischio di collasso: Teheran, Rasht, Tabriz, Shiraz, Isfahan.
la risposta della polizia alle manifestazioni
I.V: Come sta rispondendo la polizia a quanto sta succedendo in Iran? Ho letto che non è stato utilizzato in nessun caso l’esercito.
Ala: Esatto, l’esercito non è stato utilizzato per la repressione. Gira voce che l’esercito non sia stato coinvolto perché sembra che i generali più importanti si stiano unendo con la gente e stiano mandando segnali di essere dalla parte dei manifestanti.
Uno dei segnali pochi giorni fa è arrivato da Instagram: la pagina ufficiale dell’esercito iraniano ha smesso di seguire la pagina di Khamenei la “guida suprema” dell’Iran. Successivamente è stato pubblicato un video in cui i soldati cantano una canzone in cui si parla dell’Iran e non della repubblica islamica. Il video termina con la frase: “le forze armate si sacrificano per la patria.”
LA POLIZIA DI STATO E I “PASDARAN”
Ci sono due forze di polizia che stanno contenendo i manifestanti: una è la polizia di stato in uniforme verde. La seconda forza, quella che uccide le persone e picchia indiscriminatamente chiunque è rappresentata dai “Pasdaran”, le guardie della rivoluzione islamica. Fra i Pasdaran vi sono anche “mercenari” di lingua araba che arrivano da altri paesi, probabilmente alcuni dei paesi che l’Iran sovvenziona come il Libano. Questi mercenari sono gli agenti i più violenti e privi di scrupoli nella repressione.
In molti video si vedono picchiare selvaggiamente persone che stanno passando per strada. Inoltre per provocare paura rompono i vetri di interi quartieri. Spesso inseguono i manifestanti sparandogli fin nelle case. Dopo mezzanotte fanno incursioni nelle abitazioni di sospettati per andare a prenderli e terrorizzare la popolazione. In alcuni casi rintracciano i giovani che hanno scritto su Instagram contro il governo e li vanno a prendere nelle case. In questi casi confiscano computer e cellulare e vanno a leggere le chat per verificare le attività e le opinioni espresse.
La struttura organizzativa delle proteste in atto in Iran
I.V: Come sono strutturate e organizzate le attuali proteste in Iran? Vi sono dei leader, degli organizzatori, ci sono differenze rispetto al passato anche riguardo questi aspetti?
Ala: Ti rispondo citando vari esperti che descrivono la società nei suoi cambiamenti attuali. E’ opinione comune fra questi osservatori che il punto più positivo di questa situazione è che non esiste un leader, tutti sono leader.
In passato, infatti, c’era sempre un leader di una protesta o di un movimento, lo stato lo arrestava e tutto finiva così. Oggi invece, quello che sta succedendo in Iran è che si è formata una rete senza vertici. La gente si mobilita e partecipa, condivide le idee, discute e collabora.
Quello che la rivoluzione islamica ci ha insegnato è anche che è molto pericoloso affidare una rivoluzione e il destino di un popolo a un unico leader. Non puoi sapere dove si andrà a finire e quali sono i veri obiettivi di quel leader.
IN IRAN SI STA REALIZZANDO UNA RETE ESTESA DI PROTESTA
L’attuale governo in Iran si stima sia supportato da un massimo di 10 milioni di persone su 85 milioni di iraniani. Questa minoranza sostiene il governo perlopiù per una personale convenienza economica. Rimangono quindi più di 70 milioni di leader per una rete alternativa all’attuale sistema di governo.
Quando esiste un unico leader questo può imporre gradualmente le sue idee e manipolare il dissenso a suo piacimento. In passato accadeva così.
Questa volta invece le idee arrivano non da una solo persona e poi queste idee vengono vagliate e sviluppate da tanti cervelli di tante persone.
Bibliografia consigliata:
finché non saremo liberi
Iran la mia lotta per i diritti umani - Shirin Ebadi