Come si può cambiare lavoro e vita?
Nella prima parte dell’articolo si è indagato sulle cause che hanno portato all’uscita dalla zona comfort lavorativa di tantissime persone, oggi proviamo a capire quali possono essere i passi necessari per cambiare lavoro e vita.
Affronto la questione partendo dal punto di vista delle prove e delle difficoltà della vita per arrivare a una visione costruttiva e potenziante del cambiamento.
Leggi la prima parte dell’impronta:
Perché la zona comfort è più pericolosa del suo esterno
Per concedersi di cambiare lavoro e vita è utile comprendere come la zona di comfort in cui siamo abituati a vivere sia più pericolosa del suo esterno. Per capire questo concetto userò un parallelismo sul rischio di mortalità.
Mediamente siamo portati a pensare che un luogo come la montagna sia più pericoloso di casa nostra o del luogo di lavoro. Uno dei motivi è che gli incidenti in montagna sono molto pubblicizzati e fanno notizia.
Per darti un’idea nel 2021 sono morte in incidenti:
- 455 persone in montagna
- 1361 persone al lavoro
- 2875 persone in incidenti stradali
- circa 6000 persone in incidenti casalinghi.
Hai capito bene, l’ambiente confortevole della casa è il luogo dove si muore di più.
Il problema: dove ci si sente al sicuro si soccombe alle abitudini
Al di là dei numeri proviamo a capire perché si muore tanto in casa. La casa e il lavoro sono considerati ambienti relativamente sicuri in cui passiamo la maggior parte della nostra vita. Va da sé che non percepiamo alcun rischio in questi ambienti, l’abitudine ci fa abbassare la guardia. Di contro, mediamente, quando siamo in montagna, pur essendo un ambiente con pericoli oggettivi maggiori, il nostra stato di allerta è superiore.
Questo riguarda tutti i rischi: il rischio della bancarotta, il rischio di ammalarsi, il rischio di vivere una vita in cui non ci si identifica e in cui non si crede.
Sarebbe molto interessante, ad esempio, comprendere quante persone si ammalano anche gravemente perché rimangono in una occupazione per loro alienante o nella quale non si riconoscono.
Fai il primo passo e la vita ti sosterrà
Questo è uno dei principi più interessanti che ho sperimentato da quando mi sono licenziato. Ammetto di non avere fatto questo passo privo di incertezze e di timori, è naturale. Ma se dovessi descrivere come ad uno ad uno tutti i timori e i pregiudizi che avevo prima di lanciarmi stanno sfumando dovrei scrivere un nuovo articolo.
Solo per citarne alcuni ecco i punti principali che mi hanno sostenuto in questo anno:
- Dove temevo il confronto e la competizione ho trovato sostegno, accoglienza, solidarietà
- Nel momento in cui ho iniziato a credere in me stesso il mondo mi ha risposto avvicinandomi persone che credono in me
- Ho accolto a braccia aperte il possibile fallimento senza drammi. Ora lui è un mio alleato che mi tiene sveglio e mi da consigli
- Esprimo quotidianamente fiducia nei confronti della vita e mi metto al suo servizio senza riserve. La vita mi risponde quotidianamente a modo suo incoraggiandomi
- Ho tolto e lasciato andare tutto ciò che non sentivo mio, in cui non credevo e non percepivo autentico. Questo ha creato molto spazio in cui sono arrivate nuove ispirazioni, nuove persone, nuove opportunità.
Le passioni: il motore per cambiare lavoro e vita
“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita.” Confucio
Questo non significa che necessariamente si debba fare di una propria passione una professione, perlomeno nel breve periodo.
La mia esperienza personale
Per quanto mi riguarda coltivare varie passioni durante l’arco della mia vita mi ha concesso di:
- continuare a coltivare la mia creatività e le mie visioni
- sviluppare capacità pratiche e professionali in settori diversi da quello in cui lavoravo
- acquisire conoscenze e competenze relative a questi settori, conoscerli
- mantenermi molto attivo e lavorare molto più delle ore in cui guadagnavo da vivere: le ore in cui si lavora per le proprie passioni non generano fatica ma nutrimento
Solo per fare alcuni esempi delle attività che ho coltivato per puro piacere personale mentre lavoravo nel settore per cui avevo studiato (il monitoraggio ambientale):
- Ho fatto parte suonando in un gruppo musicale per quasi 20 anni. Ne ho gestito per anni il sito intenet, i social media, la grafica, le pubbliche relazioni e l’organizzazione di registrazioni e concerti
- Ho fatto per molti anni la birra in casa realizzando un impianto casalingo da 150 litri. Ho conosciuto il mondo dei microbirrifici collaborando con alcuni di loro
- Ho continuato a sviluppare la passione per la montagna fino a diventare istruttore di alpinismo del CAI
- Ho approfondito negli anni attraverso corsi e seminari diversi ambiti della spiritualità e della crescita personale fino a formarmi nell’ambito delle costellazioni familiari come facilitatore
Le passioni nutrono è per questo che si vivono senza aspettative
Ci tengo a sottolineare che ognuno di questi ambiti li ho vissuti per il puro piacere di viverli. In nessuna di queste attività, negli anni in cui lavoravo come ambientalista, ho percepito alcun reddito, anzi, vi ho sempre investito.
Licenziatomi dal posto fisso ho fatto il punto della mia vita, ho guardato al bagaglio che ero stato in grado di creare con le mie passioni e l’ho messo a frutto.
Ora è vero che la mia attività si concentra sulla crescita personale, ma ogni passione che ho coltivato mi ha portato alcune competenze e capacità da cui ora posso attingere.
Ma più di ogni competenza o capacità, ciò che mi aiuta e stimola quotidianamente è il fuoco della passione che non ho mai lasciato spegnere in tutti questi anni.
Il fenomeno collettivo: cambiare lavoro e vita
Come ho espresso a inizio articolo l’impulso a cambiare lavoro e vita è un ormai un fenomeno sociale dilagante.
Quali sono i fattori che lo hanno generato? Sicuramente, come abbiamo già visto, la situazione di crisi mondiale ha indotto molti in questo processo. Ma a mio avviso l’analisi non può esaurirsi qui. Infatti se questa crisi fosse accaduta solo 10 anni fa la risposta sarebbe stata molto diversa.
Questo è difatti un processo che ha avuto inizio anni fa da relativamente pochi individui. E’ da un po’ di anni che si parla della possibilità di cambiare vita seguire le proprie vocazioni più intime e diverse persone l’hanno fatto raccontando i loro sorprendenti cambiamenti.
In realtà non si tratta solo di un processo di “informazione” razionale per cui qualche divulgatore si racconta e ispira altri a fare il suo percorso. Qui si entra in un campo più sottile che è la “coscienza di gruppo”.
Cambiare lavoro e vita: un ordine partito dal campo collettivo?
L’umanità, come del resto anche le specie animali, è all’interno di un “campo di informazioni” detto campo morfogenetico. Questo campo, per esempio, informa le specie animali dei progressi e delle nuove strategie di sopravvivenza ed evoluzione che solo alcuni di loro raggiungono.
Per fare un esempio vi sono animali che vengono informati su rotte di migrazione di migliaia di chilometri o su quali sorprendenti comportamenti adottare all’interno della loro organizzazione per essere utili alla loro comunità. Nessuno insegna, per esempio, a un’ape le complesse formule matematiche che utilizza per muoversi nello spazio e realizzare il proprio lavoro.
Ciò che sta accadendo nell’umanità riguardo la propensione a cambiare e ad adattarsi al cambiamento è un po’ questo. Qualcuno ha avuto l’intuizione di osare in anni non sospetti. Ogni persona che ha ricevuto l’intuizione di ascoltare le proprie ispirazioni e l’ha realizzata nella vita ha portato nel campo di informazioni il proprio contributo e l’ha messo a disposizione di tutti gli altri. Aumentando il numero di persone coinvolte in questo cambiamento e l’informazione correlata, questo tipo di coscienza è diventata sempre già percepibile.
Siamo tutti co-creatori del cambiamento
Ora le persone che colgono questa opportunità modificando radicalmente la propria vita da un lato sono aiutate e spinte dalla coscienza che si è accresciuta nel campo e, allo stesso tempo, danno il loro personale contributo per accrescerla maggiormente. Questo processo assomiglia a una reazione a catena e come in tutte le reazioni a catena vi è un inizio lento, poi vi è un’accelerazione.
Questo fenomeno fa sì che molte persone come me abbiano vissuto questo passaggio come se fosse un fatto personale, facendo i conti con loro stessi e maturando interiormente una scelta. Una volta fatto questo passo si sono guardate intorno e hanno preso coscienza di far parte di una grande onda con una sua forza “esterna”.
Questo sguardo può aiutarci a realizzare quanto la nostra scelta sia stata provocata sia da un contributo e da uno “sforzo” che nasce dalla nostra volontà, sia da una grande energia o onda esterna che ci ha sospinti e aiutati ad andare in questa direzione.
Per chi non ha ancora compiuto questo passo può risultare utile ascoltare ciò che si sente in relazione ai fatti del mondo e prendere consapevolezza di avere un ruolo che va ben oltre la propria “semplice” esistenza.
Leggi la prima parte dell’impronta:
Bibliografia consigliata:
M'invento un lavoro
Piccola guida per trovare nuove opportunità - Giulia Settimo