è crollato il mito del posto fisso? – Prima parte

Nel 2021 in Italia si sono licenziati volontariamente quasi 2.000.000 di lavoratori dipendenti, cosa sta accadendo, è crollato il mito del posto fisso?

Le dimissioni volontarie, in Italia nel 2021, sono arrivate a rappresentare addirittura il 67% delle cessazioni totali dei rapporti di lavoro!

Questo argomento mi coinvolge particolarmente, in quanto io stesso nel 2021 mi sono licenziato da dal mio ex lavoro da dipendente pubblico. 

Sia chiaro: questo articolo non vuole affrontare l’argomento del lavoro dal punto di vista socio-economico. L’analisi si concentra sulle relazioni che vi sono fra l’attaccamento al mito del posto fisso e la nostra evoluzione interiore.

    1. E’ successo anche in Italia: è crollato il mito del posto fisso
    2. La caduta delle illusioni: vivere è rischioso
    3. L’identificazione con il proprio lavoro
    4. Il lavoro e la vita: come è crollato il mito del posto fisso
    5. Il lavoro è un mezzo o un fine?
    6. La paura del fallimento e la consapevolezza che non vi è nulla da perdere

Leggi la seconda parte dell’impronta:

Cambiare lavoro e vita si può fare – Parte 2

E’ successo anche in Italia: è crollato il mito del posto fisso

Non bestemmiare… il posto fisso è sacro!

dal film “Quo Vado”

Questa famosa battuta del film “Quo Vado” con Checco Zalone definisce perfettamente la granitica eggregora della sacralità del posto a tempo indeterminato radicata in modo speciale in Italia.

Avrei altri mille esempi di frasi e opinioni che ho ricevuto in questo primo anno fuori dal posto fisso. Ognuna di queste opinioni è fortemente sintomatologica delle prigioni mentali in cui ci ritroviamo a vivere. Queste prigioni all’apparenza possono sembrare innocue.

Ma se ti dicessi che in alcuni casi l’attaccamento a un contratto a tempo indeterminato è il modo migliore per ingabbiare la tua vita e uccidere i tuoi sogni?

I tempi sono maturi: è crollato il mito del posto fisso

Come avrai capito questa impronta non andrà tanto per il sottile nell’affrontare l’argomento lavoro e scelte di vita. Il motivo di questa schiettezza è molto semplice: i tempi sono maturi. I dati in tutto il mondo ci indicano che, paradossalmente, in questi anni di grande instabilità a livello mondiale sta crescendo costantemente il numero di persone disposte ad abbracciare l’incertezza in cambio di una vita più autentica. Questo fenomeno descrive qualcosa di molto preciso: un risveglio delle coscienze nel collettivo sui temi della libertà, della crescita personale e della propria autodeterminazione.

una donna firma le sue dimissioni: con le dimissioni di massa è crollato il mito del posto fisso
La firma delle dimissioni: nel 2021 si è raggiunto un picco di dimissioni da impiego fisso a livello mondiale

La caduta delle illusioni: vivere è rischioso

Come ho già accennato, in questi anni si sta vivendo a livello mondiale uno dei periodi più incerti e difficili dalla seconda guerra mondiale. Ne ho parlato ampiamente nell’impronta “cosa è successo nel 2020”. Il grande paradosso è che di fronte alle incertezze, ai problemi e alle profezie nefaste di questo periodo, un numero sempre crescente di persone ha deciso di abbandonare la propria “zona di comfort” lavorativa. 

Se da un lato, infatti, molti sono rimasti terrorizzati dagli eventi che si succedono in questi anni e di cui viene fatta una narrazione terroristica, molti altri  hanno preso maggiormente coscienza della realtà.

Questa presa di coscienza riguarda l’illusione delle sicurezze in cui siamo nati e cresciuti. Queste illusioni riguardano in particolare: 

    • Una scienza onnipotente in grado di darci risposte univoche pressoché su tutto
    • Una medicina avanzata che può garantirci una lunga vita in salute
    • Una maggiore stabilità nella geopolitica e una minore tensione internazionale
    • Migliori e più stabili condizioni di vita sia dal punto di vista dei servizi che dal punto di vista economico
    • Una crescente evoluzione nel campo dei diritti umani e del rispetto della vita e dell’umanità
    • Un costante miglioramento delle condizioni umane grazie allo sviluppo della tecnologia 

Tutti questi punti di sicuro hanno una base di verità e un loro senso, ma applicati alla crisi di questo periodo storico si sono dimostrati del tutto illusori. Anzi, alcuni di questi paradigmi si sono rivelati l’esatto contrario di ciò che sta avvenendo.

Siamo diventati più forti o più fragili?

Per esempio, la dipendenza dalla tecnologia ci ha resi molto più vulnerabili come persone rispetto a decenni fa. Basta pensare che accadrebbe nel caso di una guerra mondiale rispetto a ciò che accadde nell’Italia degli anni ’40 in una società perlopiù ancora contadina. Quella società fu in grado di affrontare anni di grandi difficoltà e scarsità senza grandi mediazioni tecnologiche. Oggi basterebbe il crollo delle reti di comunicazione per mandare nel caos tutto il nostro mondo.

Un altro esempio nel campo medico-sanitario è l’indebolimento del nostro sistema immunitario a causa dell’abuso di farmaci o lo sviluppo di batteri resistenti a causa all’abuso di antibiotici.

Finalmente negli ultimi anni è risultato evidente che viviamo in una società estremamente fragile in cui ci si ammala e si muore di più, in cui aumentano sempre di più i poveri e gli emarginati e in cui il virtuale ci sta togliendo sempre più il legame con ciò che è reale e di vitale importanza.

Stiamo finalmente tornando a contatto con il fondamentale concetto di impermanenza e fragilità della condizione umana e questo è un gran bene.

Dico che è un bene perché questo é reale e questa visione porta inevitabilmente ad accettare i rischi della vita.

Vivere è rischiare e rischiare è vivere

Basta osservare la natura e i suoi grandi insegnamenti per renderci conto che vivere significa camminare costantemente su una fune in un equilibrio precario quanto dinamico. A ogni passo può accadere qualcosa di inaspettato, nulla vi è di scontato istante dopo istante.

Fa parte però della nostra natura convincerci del contrario, di potere immaginare chiaramente il nostro futuro e basare la nostra esistenza su questa immagine.

Va tutto bene finché la vita stessa ci mostra che tutte le immagini create nella nostra mente sul futuro sono pura illusione.

La vita è questo: camminare in equilibrio dinamico su una fune, a ogni passo può accadere qualsiasi imprevisto

“Non parlare mai di te senza concederti la possibilità di cambiare.” G.I.Gurdjieff

L’identificazione con il proprio lavoro

Tutto cambia. Non aggrapparti a nessuna idea. Smetti di definirti. Concediti tutte le possibilità di essere, cambia strada ogni volta.

Alejandro Jodorowsky

Se chiedi a una persona chi lei sia, il più delle volte la risposta coincide con il proprio ruolo lavorativo. Spesso ci si definisce, infatti, come dottore, ingegnere, idraulico, impiegato, ecc. 

Può sembrare normale esprimersi così, ma usare il verbo “io sono” per definire il proprio attuale lavoro è qualcosa che ci inchioda ad esso.

Un uomo consapevole sa che la vita cambia continuamente, che la vita è cambiamento, esiste solo una cosa permanente, e questo è il cambiamento. (…) È il tuo desiderio di permanenza che ti crea problemi; se vuoi vivere una vita senza cambiamenti stai chiedendo l’impossibile.

Osho, No Man Is an Island

Se ti fermi un attimo e ci pensi bene è un’idea alquanto folle considerare normale che una persona possa svolgere lo stesso lavoro nella stessa modalità per 20-30-40 anni. Questo perché la vita cambia, evolve continuamente e ciò accade sempre più velocemente in questi anni. E così è normale col passare del tempo percepire il proprio lavoro e la propria vocazione in modo molto diverso.

Quando il tuo piede cresce e le scarpe ti vanno strette cosa fai? Cambi le scarpe o tagli le dita dei piedi?

Igor Sibaldi 

una farfalla appoggiata a un ramo dove vi sono crisalidi prima della metamorfosi in farfalla
Photo by Halon Grimstad on unsplash

Il lavoro e la vita: come è crollato il mito del posto fisso 

Mediamente la maggior parte del tempo della vita da svegli la dedichiamo all’attività lavorativa. Una volta un ex collega mi disse: “Davide, cosa pretendi, tutti noi lavoriamo per guadagnare a avere di che vivere, è inutile cercare soddisfazione ed equilibrio nel lavoro. Quegli aspetti li possiamo trovare al di fuori del lavoro” 

Per un certo periodo della mia vita ho creduto a questa affermazione. Poi sono arrivato a percepire nel mio corpo il veleno mortale racchiuso in questa frase. Lasciare che questa visione entri in noi corrisponde a uno stillicidio di dolore a cui ci sottoponiamo volontariamente ogni giorno per tutta la durata del tempo lavorativo e oltre. Questo significa nutrirci a livello sottile per la maggior parte del tempo di negatività e autoimposizioni.

Tre domande fondamentali

Vi sono tre domande che possiamo porci in modo molto franco riguardo la nostra attività lavorativa:

    • Sono felice di quello che faccio?
    • Riesco a lavorare e fornire questo servizio in uno stato di presenza e cuore aperto?
    • Sono in totale accordo con la “mission” e il modo di lavorare dell’organizzazione per cui lavoro?

Basta provare a rispondere onestamente a queste domande e la risposta finale alla domanda: “questo lavoro va bene per me?” arriva da sé. Dopo quello che serve è trovare il coraggio e la forza per agire di conseguenza.

un operaio sorridente con in mano un flessibile: grazie alla ritrovata consapevolezza di volere essere felici al lavoro è crollato il mito del posto fisso
Photo by David Siglin on unsplash

Il lavoro è un mezzo o un fine? 

Alcuni paradigmi riguardo lavoro e soldi si stanno trasformando. 

In questa nuova visione si ha un capovolgimento gerarchico di valori: il lavoro non è più un fine o uno status quo, ma è subalterno a una vocazione, una missione, uno scopo.

Nella vita tutto cambia continuamente: condizioni, obbiettivi, noi per primi cambiamo insieme a essi. E’ per questo che una delle esperienze più comuni che ci possa capitare è quella di cambiare lavoro, cambiare settore, cambiare mansioni, rimettersi in gioco.

Ciononostante tendiamo a dimenticarcene e a identificare nel lavoro e nei soldi uno scopo, qualcosa a cui tendere come obbiettivo e attaccarcisi.

I credo dannosi per il cambiamento

Ecco alcune delle eggregore di bassa frequenza dominanti a questo riguardo:

    • ritieniti fortunata/o ad avere un lavoro di questi tempi, tienitelo stretto
    • se perdessi il tuo lavoro cosa altro potresti fare alla tua età? non troveresti altro
    • cambiare lavoro significa ripartire da zero: competenze, relazioni, carriera
    • lavora e risparmia per il futuro, non si sa mai
    • si lavora per guadagnare, quindi più guadagni più hai successo
    • pensa alla pensione: ad andarci prima possibile con il massimo dei benefici

Da questo punto di vista il trovarsi a cambiare attività viene percepito spesso come un fallimento.

I credo potenzianti per il cambiamento

Ecco invece quali eggregore all’ottava alta stanno crescendo:

    • ringrazia del lavoro che hai e vivilo in totale presenza. Cerca di sentire se è ciò che vuoi fare e rimani aperto alle possibili alternative e alle tue aspirazioni 
    • coltiva i tuoi interessi e le tue passioni, investi costantemente sulla tua crescita. Se dovessi perdere il lavoro queste saranno le tue risorse principali
    • cambiare lavoro significa darti l’opportunità di fare nuove esperienze, conoscere te stesso in un altro ambito e ruolo, crescere interiormente e non adeguarti alle abitudini
    • lavora e utilizza i soldi guadagnati per vivere e realizzare ciò che desideri autenticamente. Sviluppa la qualità della parsimonia in funzione dei tuoi obiettivi futuri
    • si lavora per sviluppare qualità, per fornire servizi con passione, il guadagno è un effetto collaterale del tuo impegno. Quindi più sei felice e pieno di gratitudine per la tua attività più hai successo
    • La pensione è una possibilità su cui è meglio non contare anche se per alcune categorie è un aspetto fondamentale. Pensa a costruire un lavoro e un modo di lavorare per cui non vi è desiderio di terminare l’attività lavorativa prima possibile. Cerca dei ritmi di lavoro e una possibile evoluzione del tuo lavoro che rispetti la tua persona, la tua età e le tue energie e le tue necessità.
una mano impila monete fuori e dentro un vaso di vetro: insieme al crollo del mito del posto fisso è cambiata la visione del guadagnare e dei soldi
Insieme al crollo dei paradigmi sul lavoro sta cambiando anche la visione del denaro e del risparmio non più fine a sé stesso

La paura del fallimento e la consapevolezza che non vi è nulla da perdere

Dietro l’immobilismo autolesionista che spesso ci ritroviamo a vivere sta presente la paura del fallimento.

Vi è una specie di terrore che possa accadere nel lasciare una posizione ritenuta fortunata possiamo “fallire” la nostra vita. Questa visione è supportata anche dalla percezione inconscia di essere immortali. Invece, che ci piaccia o no, da questa incarnazione non ne usciremo vivi quindi tanto vale giocarci tutte le carte al momento giusto!

Tutta la realtà in cui viviamo sembra andare contro il sano istinto di cambiamento: 

    • uno stato di crisi continua e crescente, instabilità su tutti i fronti
    • depauperamento della società, delle risorse, dell’economia
    • crescente competitività per il loro accaparramento.

Come quadro si direbbe abbastanza disastroso e sicuramente non propizio per chi vuole osare.

Nulla di più sbagliato.

“I momenti di crisi raddoppiano la vitalità negli uomini. O forse, più in soldoni: gli uomini cominciano a vivere appieno solo quando si trovano con le spalle al muro.”

Paul Auster

è crollato il mito del posto fisso grazie alla consapevolezza che non vi è nulla da perdere

Per arrivare a un estremo, è quando si ha la percezione di non avere nulla da perdere che si da il meglio di sé e si realizzano grandi cose.

E’ per questo che spesso un contratto può rappresentare una prigione. Perché si teme di perdere qualcosa, un privilegio o una conquista, anche se non si crede più in quella posizione.

In realtà, tornando di nuovo a osservare la natura e i suoi insegnamenti è attraverso il possibile fallimento che si impara. La maggior parte delle persone di successo in ogni campo è riuscita ad arrivare dov’è solo fallendo e cadendo. Provando e riprovando, esponendosi a fallimenti e giudizi, è possibile fare la necessaria esperienza per riuscire in qualsiasi campo.

Gli eventi grazie ai quali è crollato il mito del posto fisso

A partire dal 2020 le condizioni di lavoro nella nostra società sono cambiate.

Prima c’è stato un lock down in cui ognuno ha potuto fermarsi e tirare le somme del proprio rapporto col lavoro. Poi si è tornati al lavoro con tutta una serie di regole e circostanze cambiate. Sono stati ridotti i contatti sociali, si è introdotta la paura e la diffidenza nei confronti degli altri. Infine sono arrivati ricatti e pesanti condizionamenti per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.

Questa situazione di grande stress e pressione ha fatto sì che molte persone siano arrivate al punto di decidere di uscire allo scoperto e scommettere sui propri sogni o su altre opportunità.

Questa crisi ha reso possibile per molti un cambiamento radicale di vita difficilmente immaginabile solo tre anni fa. E ora siamo già in tanti a gioire per questo cambiamento indotto!

La tendenza del lavoro e dell’economia di questi anni

La tendenza dell’economia e della politica mondiale degli ultimi anni sono piuttosto chiare. Il potere di acquisto degli stipendi si sta progressivamente deteriorando.

Solo quarant’anni fa con uno stipendio era possibile mantenere una famiglia e accantonare dei risparmi. All’epoca si andava in pensione già sui 50 anni e le pensioni erano più che dignitose.

Oggi con due stipendi medi risulta difficile per una famiglia pagarsi tutte le spese, figuriamoci risparmiare. Le pensioni vengono continuamente ritrattate al ribasso e si allunga l’età pensionabile. Che è successo? Come è possibile che una civiltà tecnologicamente avanzata su un pianeta ricco di risorse di ogni tipo stia vivendo una recessione globale?

Non sono qui per analizzare i motivi di questa crisi indotta, ma ad analizzarne gli effetti su di noi e sulle nostre scelte.

La crisi e il crollo del mito del posto fisso

Questa crisi ci sta aiutando a uscire dalle nostre zone comfort.

Il messaggio è molto preciso: se rimani nella tua bolla l’ossigeno finirà e sarai sempre più uno schiavo. Basta guardare la situazione internazionale: eserciti di persone, profughi, emarginati subiscono quotidianamente il ricatto di un lavoro che assomiglia più a una forma di schiavismo moderno. E questa è la forma di appiattimento globalista verso la quale molte grandi organizzazioni multinazionali si stanno indirizzando.

Dal punto di vista economico si sta andando verso una sempre maggiore dipendenza nei confronti dello stato: le piccole e grandi imprese sono sempre più penalizzate, gli stipendi sono sempre più bassi e lo stato propone forme di sostegno e redditi di cittadinanza che mantengono il cittadino al limite della sopravvivenza.

Quando i cittadini saranno totalmente dipendenti dallo stato per la loro sopravvivenza saranno definitivamente e sotto tutti i punti di vista degli schiavi. Questo è anche il modello del “credito sociale” cinese.

Per questi motivi la crisi dal punto di vista della nostra crescita è molto utile: ci mette in allarme, ci obbliga ad agire e a rimanere vigili!

E’ quando ci rendiamo conto che l’ossigeno nella bolla in cui sopravviviamo finirà che riceviamo l’impulso per affrontare a viso aperto i rischi esterni.

Leggi la seconda parte dell’impronta:

Cambiare lavoro e vita si può fare – Parte 2

un pesce sta all'interno di una palla di vetro su una spiaggia al mare: la percezione del rischio delle zone comfort ha reso possibile il crollo del mito del posto fisso
La zona comfort: un luogo sicuro o una prigione pericolosa?

Bibliografia consigliata:

copertina libro: ufficio di collocamento. Sempre più persone lasciano il proprio lavoro, è crollato il mito del posto fisso?
Ufficio di scollocamento

Una proposta per ricominciare a vivere - Simone Perotti, Paolo Ermani

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