I primi di novembre: la celebrazione della relazione con i defunti
In questi giorni siamo nel periodo dell’anno in cui ci ricordiamo in modo particolare della relazione con i nostri defunti. Perché secondo diverse tradizioni in tutto il mondo i primi di novembre si celebra la festa dei morti? Oggi mi voglio soffermare su cosa ci insegnano le costellazioni familiari a proposito del rapporto con i nostri defunti. Inoltre che tipo di relazione, positiva per nostra vita, é possibile stabilire interiormente con loro?
L’impronta di oggi vuole fare un piccolo viaggio all’interno di questi temi spesso difficili da affrontare ma di grande importanza e intimità.
Un “portale” di pochi giorni in cui il confine fra i due mondi si assotiglia
Il periodo che va dalla fine di ottobre ai primi di novembre costituisce un “portale” in cui il confine fra il nostro mondo e quello dei nostri avi si fa più sottile. Diverse tradizioni religiose, pagane e sciamaniche identificano in questi giorni una finestra in cui è possibile, con maggiore efficacia, relazionarci con i nostri defunti:
- pregare per loro
- rendergli grazie e onore
- “comunicare” con essi
- fare determinati passi per sciogliere legami e condizionamenti potenzialmente dannosi per la nostra vita.
Le tradizioni nel mondo
Solo per citare alcuni esempi di tali tradizioni, insieme alla festa cattolica di Ognissanti e dei morti si possono ricordare:
- Samhain un’antica festa gaelica celtica che univa la festa dei morti con quella del nuovo anno.
- il “Dia de Los muertos” in Messico: una folkloristica celebrazione dei morti ricca di colori e costumi che deriva dalla tradizione Azteca.
- “Diwali” in India è la festa dei morti o festa delle luci. In occasione di tale ricorrenza, infatti, si accendono lampade che dovrebbero riportare in vita il sole morente.
In tutto il mondo feste religiose e tradizioni si mescolano con superstizione condita dalla paura e la sua esorcizzazione.
Halloween
Nella nostra società tutto questo ha preso la forma di Halloween che si potrebbe definire come la manifestazione “all’ottava bassa” o del “lato oscuro” del sacro rapporto con la morte e i trapassati. La definisco una manifestazione all’ottava bassa perché nella sua espressione di massa vi si possono riconoscere aspetti come:
- il consumismo
- la spettacolarizzazione e la rievocazione della paura, la più bassa delle frequenze umane
- la superficialità e la derisione di uno degli aspetti più sacri della nostra esistenza.
L’autunno e l’impermanenza della vita
Naturalmente anche il periodo autunnale aiuta a ricordarci dell’impermanenza della nostra esistenza mostrandoci la ciclicità della morte e della rinascita nella natura. Non a caso le immagini dei paesaggi novembrini densi di nebbia, tenebre e mistero sono alcune delle icone più utilizzate per evocare questo periodo.
L’autunno ci mostra e ci invita a raccogliere i frutti e a prepararci alla fine del ciclo vegetativo. Esso é un periodo di grande bellezza, colori e di unione con la vita. Allo stesso tempo i primi freddi, la luce che cala, le condizioni climatiche critiche ci invitano a ritiraci al chiuso nel calore dei focolari e delle nostre famiglie. Questo movimento simbolicamente rappresenta il raccogliersi interiormente e lasciare andare tanti aspetti esteriori. Tutti questi aspetti evocano in noi il ricordo della morte fisica.
La relazione con i defunti e le costellazioni familiari
Cosa ci viene mostrato a proposito della relazione con i defunti nelle costellazioni familiari?
Per chi non ha mai partecipato a un gruppo di costellazioni è bene sapere che durante le rappresentazioni spesso sono messe in scena persone defunte, avi, bambini non nati, o persone che hanno avuto a che fare in passato con la nostra famiglia. Questo è possibile perché la costellazioni sono uno strumento che va oltre lo spazio e il tempo, con esse è possibile rappresentare il campo di informazioni familiare che contiene la storia dei legami della nostra famiglia. E’ così possibile portare alla luce eventuali legami inconsci stabiliti da noi con membri della nostra stirpe e di conseguenza scioglierli. Così facendo ci si può liberare dai condizionamenti che tali legami possono generare nella nostra vita.
Se ti interessa leggere alcuni esempi pratici li trovi nell’articolo “L’irretimento nelle costellazioni familiari”.
In questo periodo anche nello svolgimento delle costellazioni familiari si nota una particolare ricorrenza dei temi legati a lutti, paura della morte e della perdita, reinclusione di antenati con destini difficili e bambini non nati.
Come ci si approccia agli avi nelle costellazioni familiari
Le costellazioni familiari ci mostrano quali siano i modi migliori per approcciarci ai nostri defunti, fra i quali posso elencare:
- L’umiltà. Ricordiamo che noi noi siamo “piccoli” rispetto loro, veniamo dopo e siamo in vista grazie a loro. Umiltà significa non farci carico dei loro pesi, non giudicare il passato, non interessarci delle loro vicende.
- Riconoscere e lasciare andare in noi i legami consci o inconsci che ci spingono, per esempio, a rappresentare destini difficili del passato per portarli alla luce.
- Lasciare andare i pesi di cui inconsapevolmente ci siamo fatti carico e che appartengono ad altri membri della famiglia.
- Vedere e riconoscere il grande amore familiare che si cela dietro i disordini che si possono creare nel caso dei due punti precedenti.
- Includere tutti i membri della nostra famiglia, anche gli esclusi, i reietti, i carnefici e via dicendo. Il lavoro che facciamo di accettazione e riarmonizzazione è a favore di tutto il sistema familiare e a suo benefico sia nel passato che nel futuro.
- Gratitudine nel prendere e attingere il massimo di energia vitale dalla nostra stirpe. Essere gli ultimi e quelli piccoli ci mette nella condizione di essere coloro che ricevono dalla famiglia. Ricevere significa prendere tutto il nutrimento materiale e immateriale che ci può sostenere e trasformarlo in qualsiasi cosa buona per noi.
Cosa sono e cosa non sono le costellazioni familiari in relazione con i defunti
Quando si parla di relazione con i defunti è bene precisare che il metodo delle costellazioni familiari:
- Non è spiritismo
- Non evoca entità né canalizza messaggi
- Non ha come finalità quella di comunicare con l’aldilà
- Non si tratta di fenomeni di possessione
Quindi che significato ha mettere in scena dei rappresentanti di persone defunte, interagire, e a volte parlare con loro?
Quello che accade nelle costellazioni familiari
Quello che vediamo e rappresentiamo nelle costellazioni non è il rapporto diretto con le persone morte, ma l’informazione che è rimasta nel campo su di loro e la relazione che inconsciamente portiamo avanti con essi.
Il presupposto è che siamo connessi e condividiamo un grande campo di informazioni con tutta la nostra famiglia e non solo. Quando mettiamo in scena una costellazione i rappresentanti delle persone defunte percepiscono questa informazione e agiscono di conseguenza, molto spesso possiamo riconoscere i comportamenti dei familiari che abbiamo conosciuto.
Ma quindi lavoriamo “solo” su di noi o interagiamo con tutta la famiglia? In che modo lavorando su di noi portiamo beneficio a tutti i membri?
Questo tema è un argomento molto vasto ed è il centro di tutto il lavoro delle costellazioni: non possiamo considerarci entità isolate dagli altri membri della famiglia e dal resto del mondo. E’ per questo che il lavoro interiore è realmente trasformante per tutto il sistema familiare e questo al di fuori anche del tempo. E’ piuttosto difficile da spiegare ma realmente sperimentale e percepibile lavorando su di sé.
I movimenti e le frasi risolutive
Con la messa in scena delle costellazioni andiamo spesso a pronunciare frasi e a fare movimenti risolutori. Questo significa che andiamo ad agire su possibili relazioni inconsce “disfunzionali” e a riarmonizzarle “riprogrammandole”, riportando ordine nel sistema familiare.
Come ho già scritto, il lavoro che andiamo a fare è sempre nella nostra interiorità, nel nostro inconscio che è in parte condiviso con quello familiare.
L’azione è sempre rivolta nella direzione di riconoscere e lasciare andare, renderci liberi. In quest’ottica è consigliabile, nel caso si vogliano rivolgere delle preghiere ai cari defunti, non formulare richieste di aiuto o rinnovare vincoli emotivi terreni. Anzi, al contrario è preferibile esprimere con gratitudine, affetto e riconoscimento l’invito ad andare, e a liberarsi da ogni legame.
La preghiera per gli antenati di Bert Hellinger
Di seguito la bellissima e profonda preghiera lasciata da Bert Hellinger per gli avi:
Gratitudine cari genitori, nonni e altri antenati per aver tessuto la mia strada, immensa gratitudine per l’immensità dei loro sogni che in qualche modo sono oggi la mia realtà.
Da questo punto e con tanto amore, do’ luce alla tristezza che c’è stata nelle generazioni passate, do’ luce alla rabbia, agli scherzi prematuri, ai nomi non detti, alle destinazioni tragiche.
Do’ luce alla freccia che ha tagliato i sentieri e ci ha reso la strada più facile.
Do’ luce alla gioia, alle storie ripetute più volte.
Do’ luce al non detto e ai segreti di famiglia.
Do’ luce alle storie di violenza e rottura tra coppie, genitori e figli e tra fratelli e che sia il tempo e l’amore a riconnettersi.
Do’ luce a tutti i ricordi di limitazione e povertà, a tutte le convinzioni distruttive e negative che permeano il mio sistema familiare.
Qui e ora semino nuova speranza, gioia, unione, prosperità, resa, equilibrio, coraggio, fede, forza, superamento, amore, amore e amore.
Che tutte le generazioni passate e future siano ora, in questo momento coperte da un arcobaleno di luci che guariscano e ripristino il corpo, l’anima e tutte le relazioni.
Possa la forza e la benedizione di ogni generazione raggiungere sempre e inondare la generazione successiva.
Così sia. Così è!
Bert Hellinger
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Bibliografia consigliata:
La sindrome degli antenati
Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell'albero geneageologico - Anne Ancelin Schutzenberger
In una notte di Samhain
Dialoghi con il maestro intorno al Cerchio di Fuoco - Haidehoi David Simurgh
Samhain
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